Per un Pugno di Musica, intervista a Neldo Lodi, musicista di Ennio Morricone

Ci sono persone che nascono con un grande talento, accompagnato dal desiderio di migliorarsi. Queste persone, con un pizzico di fortuna, possono raggiungere ogni obiettivo e rendere la propria vita un insieme di esperienze incredibili, degne di essere raccontate per motivare le nuove generazioni. Neldo Lodi, trombettista di fama mondiale e Maestro del corpo bandistico “La beneficenza” di Sassuolo, è una di queste persone.

Maestro Lodi, quando si è avvicinato per la prima volta al mondo della musica?
Ho iniziato a suonare appena finita la guerra e nel ‘46, a 11 anni, entrai nella Banda di Novi. In seguito percorsi tutto l’iter di studi che mi portò ad apprendere la tecnica della tromba, lo strumento che mi ha accompagnato per la vita.

Quando ha capito che avrebbe potuto vivere con la sua passione?
Diciamo che nel 1957 ebbi delle grosse opportunità. Nel giro di dieci giorni partecipai ai quattro concorsi più prestigiosi di quell’anno in Italia. Quello per prima tromba nell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano, quello sempre per prima tromba presso l’orchestra sinfonica della RAI di Milano, quello per prima tromba nell’orchestra del Teatro ‘Carlo Felice’ di Genova ed infine il concorso per titoli ed esami per il posto di insegnante presso il conservatorio ‘L. Canepa’ di Sassari. Ne vinsi tre su quattro ed ottenni l’idoneità per il concorso bandito dal Teatro alla Scala di Milano.

E cosa scelse?
Decisi di insegnare al conservatorio di Sassari. Qui mi accorsi che vedere crescere gli studenti e insegnare loro quello che potevo mi dava una soddisfazione incredibile. Questa scoperta influenzò molte delle mie scelte future.

Lei ha lavorato anche con i grandi del cinema…
Ho avuto la fortuna di suonare con personaggi incredibili. Per esempio ho inciso la sincronizzazione originale di “ Per un pugno di dollari” di Ennio Morricone. L’ultima volta che lavorai per il maestro Morricone fu per l’incisione della colonna sonora de “Il deserto dei Tartari”. Ero in un albergo di Pescara e a mezzanotte ricevetti una telefonata in cui mi chiedeva di prendere il treno quella notte per essere la mattina seguente a Roma. Voleva una mano per l’incisione della colonna sonora siccome non aveva apprezzato i musicisti americani che gli avevano dato a disposizione. Ovviamente il giorno dopo ero nella capitale a rifare la sovrapposizione di cinque trombe. Ho inciso anche la musica che accompagna film diretti da Fellini, tra cui “Satyricon”.

Com’era il mondo della musica che ha vissuto lei?
Prima era molto diverso. Le opportunità per un musicista erano molteplici e se poi avevi anche del talento, non era difficile vivere di sola musica. Oggi per lo stesso ruolo si presentano ai concorsi centinaia di musicisti, anche molto preparati. E come in tanti campi si finisce col favorire le conoscenze, andando a fare favoritismi dove non dovrebbero essercene. Proprio per questo motivo ho scelto di non far più parte delle giurie.

Ha anche altri interessi oltre alla musica?
Ho sempre amato molto la fotografia. Comprai la prima macchinetta nel 1957. Non sono particolarmente capace, ma mi ha sempre fatto piacere congelare alcuni momenti speciali, per poterli rivedere a distanza di anni con occhi diversi

Maestro Lodi, quanto è costoso per una famiglia crescere un figlio musicista?
Molto. Molto costoso. Spese per lo strumento, soldi per le lezioni private e senza neanche accennare a quanto si spende per uno studente del conservatorio. Ho amato per tutta la vita insegnare, ed è forse una delle più grandi soddisfazioni della mia vita. Ma è stato sempre molto duro rimanere sincero con i miei studenti. Le possibilità che qualcuno di loro possa fare successo con la musica sono bassissime. E non stiamo parlando di capacità. Ho allievi incredibili, che in passato avrebbero avuto una carriera garantita. Ma non ci sono i soldi. Le orchestre chiudono, i grandi vanno in pensione e per i giovani le opportunità sono quasi inconsistenti. In più di un’occasione, quando sentivo “odore di disoccupato”, consigliavo ai ragazzi di prendere la musica come una passione, ma di continuare a studiare per un lavoro più probabile.

Cosa ne pensa della figura dei direttori?
I direttori hanno un ruolo importante nella musica. Un ruolo che credo però sia sopravallutato. Le orchestre molto capaci penso che potrebbero fare tranquillamente a meno di un direttore. Mentre quelle con scarse qualità, non possono improvvisamente imparare a suonare, solo grazie all’agitarsi di una bacchetta.

Di Francesco Rossetti

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