Siamo tutti “Artigiani della Vita”: l’intervista a Gloria Alcover

Già l’ingresso da una porta sul retro di una palazzina di via Scanaroli, fa capire che non ci troviamo di fronte ad un normale locale dove passare la serata bevendo una birra, ma a qualcosa di diverso. Entrando nel circolo Artigiani della Vita, ricavato in quella che è stata per 40 anni la falegnameria da artigiano di Domenico Carvelli, tutto trasuda di “fatto a mano”, di opera di veri artigiani. E in effetti questo spazio particolare nasce proprio dall’incontro di due persone apparentemente diverse fra loro, ma con alcune esigenze in comune, lo stesso Carvelli e Gloria Alcover Lillo (foto), figlia di artigiani e Medico Chirurgo dedito all’Omeopatia Classica dal 1980, specializzazione conseguita mediante un Master Universitario. “Questo è un progetto che nella Comunità Europea definiscono ‘un progetto dirompente’ – racconta Gloria – ma non è nato per la Comunità Europea, bensì come risposta autentica ad un’esigenza nel cuore di due adulti. Io e Domenico siamo vicini di quartiere e per tanti anni ci siamo salutati senza conoscerci bene, finchè lui non ha deciso di cambiare tutto della sua falegnameria in cui lavorava da tanto tempo. E così dall’incontro tra un artigiano e un medico umanista è nata una necessità dell’anima di fare delle cose assieme e creare un luogo dove fosse possibile mostrare anche ai giovani, in un’epoca di disintegrazione e di forte disumanizzazione, che è necessario costruire la vita con le proprie mani e non accomodarsi a qualunque desiderio”.

Perchè avete scelto il nome “Artigiani della Vita”?
Quello che manca all’essere umano, lo vedo nei miei pazienti e non mi piace chiamarli pazienti perché sono amici veramente, sono gli strumenti per costruire la vita. Penso sia necessario realizzare uno spazio dove si può ricostruire la vita, ricostruire i valori vitali che sono eterni e necessari a tutti, dove si può convivere con libertà e gioia e dare tutto quanto è necessario perché questa libertà, che significa progettualità, possibilità di sviluppare progetti assieme, si cristallizzi come una realtà e non come un sogno. Una delle prime conferenze che abbiamo organizzato è stata ‘come fare uscire l’artigiano che è in te’. Ogni essere umano, in realtà, è un artigiano, siamo tutti ‘artigiani della vita’. Qui ciascuno ha la possibilità di esprimersi attraverso la musica, il teatro, la tessitura. Qualsiasi attività che nasca dal proprio cuore, dalla propria abilità, dalla propria grazia qui può trovare la sua casa.

Ad Artigiani della Vita organizzate concerti, ma è anche possibile entrare e mettersi a suonare. Uno può esprimersi facendo conoscere la propria arte…
Certamente, anzi è desiderabile che accada così. Domenico soprattutto sprona chi viene a lasciarsi andare e qui abbiamo avuto il piacere di avere una quantità di giovani meravigliosi che suonano, cantano, sanno declamare poesie. Posso dire che questo sta diventando un bacino di progetti e possibilità dove uno può veramente esprimersi. Tante volte vengono dei gruppi che si siedono qui, poi si mettono a suonare e finisce la serata meravigliosamente perchè tra i giovani ci sono grandi artisti e grandi narratori di storie. Questo è un posto in cui uno entra e si sente bene, come in una seconda casa, perchè c’è dentro la passione di vivere. Ed è ciò che vogliamo trasmettere.

Avete in programma rassegne o spettacoli particolari?
Si, il cinque maggio, se tutto va bene, avremo la prima presentazione di un progetto di integrazione culturale, che sarà dedicata al Perù. Ci sarà il gruppo Incamarca, un catering peruviano stupendo, e poi io, che sono spagnola ma ho vissuto tantissimi anni in America, quindi posso essere considerata meticcia, vorrei declamare delle poesie di grandi poeti peruviani, e questo sia in lingua spagnola che in italiano. Credo che possa essere l’inizio di un cammino in cui dare spazio a tantissime altre culture per far conoscere le loro cose belle e sostanziali, i rituali, i canti, il cibo, ciò che segna profondamente la loro grazia.

Organizzerete anche presentazioni di libri, dischi o cose del genere?
Assolutamente si, ne abbiamo già fatte tante. Le porte sono aperte a tutte le persone che si propongono per fare qualcosa che hanno nel loro motore. Ci sono i cantanti di Zarzuela, meravigliosi, il progetto di opera lirica, ABC opera. Noi desideriamo che chi si propone sia interessato a fare un progetto più che un singolo evento, perchè così cambia molto. Stiamo dando spazio a proposte di tutti i tipi, dalle presentazioni di libri, al canto, al declamare poesie, ad ogni genere di musica, blues, jazz, anni ‘60, giovane e meno giovane.

Che tipo di pubblico avete?
Un pubblico molto trasversale. Non abbiamo messo nessun filtro e capita che arrivino giovani che si mettono a suonare, cantare e giocare a biliardo, persone meno giovani che vengono solo per giocare a biliardo o anche anziani che arrivano di sera semplicemente per bere una coppa di vino e stare tranquilli in silenzio. Insomma c’è un po’ di tutto e questa, per noi, è una grande cosa.

di Giovanni Botti

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