Il posto degli enigmi: l’intervista a Giulio Ferrari

È un mondo tutto da scoprire – da decifrare, si potrebbe dire – quello che ruota intorno all’enigmistica. Dall’11 novembre scorso gli appassionati di tutta Italia hanno un nuovo luogo di riferimento. Dove? A Campogalliano, in piazza della Bilancia, impreziosita dalla fontana realizzata dall’artista pavullese Biolchini. Al civico 31 si trova infatti la sede della BEI, la biblioteca enigmistica italiana, un luogo di studio e di ritrovo, un archivio di grande valore come ci spiega Giulio Ferrari (nella foto), in rappresentanza dell’associazione culturale legata alla biblioteca.

Ferrari, come nasce la passione per l’enigmistica?
Forse ce l’abbiamo un po’ tutti, la voglia di risolvere qualche enigma, di divertirsi con qualche gioco. La Settimana Enigmistica è un settimanale che quasi tutti abbiamo preso in mano qualche volta. Poi qualcuno ci prende gusto, nasce spontaneamente l’esigenza di alzare l’asticella nel grado di difficoltà dei giochi. Vuoi capire come funzionano i meccanismi di ideazione e costruzione dei vari giochi e intanto ti rendi conto che dietro c’è una storia ricca di persone, di pubblicazioni.

Quali sono le origini?
Si parla dell’Ottocento. Forse quella era un’enigmistica un po’ ingenua rispetto a oggi, ovviamente tutto si evolve.

Come mai la BEI si è ora stabilita a Campogalliano?
La storia parte dall’iniziativa di Giuseppe Panini, il fondatore della Edizioni Panini; è stato un grandissimo appassionato e ha dato vita ad un circolo nel secondo dopoguerra. Panini è stato anche un grande collezionista. Ha cominciato a raccogliere riviste, libri; ha costituito un corpus di materiale storico che è tuttora la base della BEI. Dopo un congresso che si tenne a Modena nel 1977, creò negli anni ‘80 una biblioteca dedicata. Sede di ritrovi di appassionati, punto di raccolta. Per tanti anni, fino alla sua morte (1996), è stata una sua creatura. I figli, pur non condividendo personalmente la passione del padre, hanno mantenuto il luogo. Nel frattempo, noi che prima eravamo solo un gruppo di appassionati, abbiamo deciso di costituire un’associazione culturale. Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 abbiamo deciso di registrarci. E di spostare la sede a Campogalliano.

Perché?
Per la vicinanza con Modena, inoltre Campogalliano è un paese aperto a questo tipo di iniziative. Ha dato i natali a Giancarlo Brighenti (1924-2001) che è stato il fondatore del rebus moderno, insignito del premio Bilancia d’Oro qualche anno fa. La moglie, ancora in vita e attiva, è una enigmista e disegnatrice di rebus: ha come pseudonimo Brighella.

La biblioteca è un luogo aperto alla consultazione del pubblico?
Sì, assolutamente, il materiale si può consultare, e si può anche prendere in prestito. Una parte del materiale è disponibile anche per la vendita o per uno scambio. Abbiamo voglia di arricchire questa biblioteca, di farla crescere. Per un settore così specifico, questo è l’unico posto dove reperire un repertorio di questo tipo.

Che genere di attività comune svolgono gli associati?
Si ritrovano in un congresso nazionale una volta all’anno (lo scorso 11 novembre è stato appunto a Campogalliano), più una serie di raduni a livello regionale. Ci si ritrova a risolvere giochi, a crearne di nuovi. Ma ci sono anche tante persone che non necessariamente fanno parte della BEI ma giocano spesso, si dilettano con la settimana enigmistica, ognuno con i suoi giochi preferiti.

Giulio Ferrari, come si è avvicinato all’enigmistica?
Sono di Modena, ma abito a Campogalliano da diversi anni. Come tanti ho cominciato leggendo la Settimana; mi sono incuriosito, ho avuto la fortuna di trovarmi a Modena dove, appunto, Panini aveva fondato la BEI, do anche a me l’occasione di scoprire questo mondo un po’ pazzo. Dev’esserci un gene o qualcosa nella mia famiglia perché mio nonno è stato un enigmista, con lo pseudonimo di Fra Giocondo. Dagli anni ‘30 agli anni ‘60 del secolo scorso, ha pubblicato diversi giochi su riviste. Si vede che c’è del sangue comune, ereditario.

Ma gli appassionati di enigmistica sono dei nerd?
Un po’ forse sì. È comunque una comunità piuttosto intergenerazionale, trasversale. Non in tutti gli hobby riscontri questa trasversalità. Ed è molto bello trovarsi, anche per le provenienze geografiche molto diverse.

I giornali in edicola si vendono sempre meno. E La Settimana Enigmistica?
Si vende sempre molto, un milione e passa di copie, e vanta innumerevoli tentativi di imitazione, come recita la copertina stessa. In edicola continuano a debuttare mese dopo mese testate dedicate a rebus, parole crociate e indovinelli per tutti i gusti e livelli.

La storia dell’enigmistica racconta anche un po’ di storia del costume?
Sì, il materiale che abbiamo ha un valore storico in parte inestimabile. Una vera e propria storia del nostro Paese.

di Francesco Rossetti

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