Meteo, la nuova normalità: parla Luca Lombroso

Due metri di neve in Centro Italia, nubifragi in Sicilia e Sardegna, neve anche in Puglia e siccità al Nord. Il clima sta cambiando e lo fa molto in fretta. Siamo di fronte a un inverno eccezionale e capovolto o piuttosto a un inverno ‘normale’ da qui in avanti? A rispondere è il meteorologo Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico dell’Università di Modena.

Lombroso, dobbiamo aspettarci inverni sempre così?
Anche peggio! Possiamo dire, e purtroppo anche in modo drastico, che potremo vedere anche di peggio rispetto a quel che abbiamo visto in questi anni, perché il processo dei cambiamenti climatici è già vicino al punto critico dei famosi due gradi della conferenza di Parigi. Se subiamo già ora queste conseguenze, immagini quanto possono peggiorare e quale rischio corriamo se non rispettiamo quell’obiettivo. Dal punto di vista meteorologico, questi eventi sono estremi e si presentano in modo sempre più intenso. Non nevica o nevica troppo, non piove e poi piove troppo, lo viviamo anche qui ed è uno degli aspetti probabilmente legato al cambiamento climatico globale.

D’accordo i cambiamenti, ma pensavamo che sarebbero stati lenti e graduali. E invece no, non è così…
O il mondo della scienza non è stato abbastanza bravo e incisivo nel comunicare oppure la società e la classe dirigente hanno preso gli allarmi sotto gamba. Adesso siamo veramente nei guai, non stiamo scherzando, e non si parla di un problema per gli orsi polari, ma di un problema di sopravvivenza della nostra civiltà, di compatibilità del pianeta con la vita delle future generazioni. A fine dicembre, vicino al Polo Nord, c’erano temperature al di sopra dello zero, questo dice molto sugli sconvolgimenti in atto nel nostro pianeta.

E’ doloroso ogni anno contare le vittime e ogni anno sentire parlare di eventi eccezionali…
Guardi io, da libero battitore non coinvolto, le dico che la Protezione Civile in Centro Italia ha fatto un lavoro egregio! Lì l’evento climatico, la forte nevicata, si è sovrapposto all’evento geologico, il terremoto, ed è una coincidenza che va veramente oltre, si è arrivati per forza all’emergenza. Sugli eventi eccezionali, da tempo ho abolito l’uso della parola ‘eccezionale’, eventualmente uso la parola ‘straordinario’. Siamo di fronte a una nuova normalità in cui non piove per dei mesi, poi, quando arriva la pioggia, ne arriva troppa o arriva la nevicata paralizzante. Si tratta di eventi che ormai appartengono alla normalità, non sono più eccezionali.

Questo è esattamente quello che viene da pensare guardando indietro, anche solo a memoria di uomo, nemmeno alla luce di un dato storico…
La memoria d’uomo spesso inganna, però… Sulla quantità di neve in Abruzzo e Marche, purtroppo non ci sono abbastanza dati storici per confermare o meno ma sulle temperature, invece, la memoria dice che da 40/50 anni non veniva così freddo, ma il dato storico, tranne qualche caso in Salento e Sicilia, non lo conferma. Per un susseguirsi di eventi, la configurazione barica, cioè la posizione di alta e bassa pressione, era tale che le nevicate si sono spostate a sud e qui siamo rimasti a secco.

A proposito di siccità, vedremo la neve in pianura?
Per il momento no. A inizio febbraio ci saranno delle perturbazioni che riporteranno probabilmente le piogge e, al limite, delle nevicate a quote abbastanza alte, ma il quadro sarà da dettagliare meglio.

 

Viviamo tempi di frequenti allerta meteo, ma non sempre è chiaro come ci dobbiamo comportare in casi di questo tipo. Non è un azzardo, ad esempio, sciare durante un allerta?

Attenzione – risponde ancora Lombroso perché se uno scia in pista, solitamente e in linea di massima, è sicuro ma dobbiamo partire comunque dal concetto che la sicurezza assoluta non esiste, un certo rischio implicito c’è. Per quanto riguarda l’albergo di Rigopiano e la quantità di neve caduta, le dico che se ci fossi stato io, sarei rimasto nell’albergo, non sarei andato via in macchina, lo dico sinceramente. Se mi fossi trovato bloccato in quella situazione, in mezzo alla neve, avrei aspettato che passasse. Poi lì è venuto il terremoto ed è molto probabile, anche se non si sa di preciso, che ci abbia messo lo zampino in quella valanga. Di alberghi, locali, strutture e infrastrutture che sono in posizioni dove non dovrebbero essere, ce ne sono tanti in tutta Italia e anche nel nostro territorio. Basta pensare alla linea ferroviaria che è stata spostata più a sud e che si trova a 200 metri dall’argine del fiume Secchia, in zona allagabile a Cittanova. Se viene un’ondata di piena di dimensioni estreme, intendo molto più grande di quella del 2014, e può capitare, lì vanno sotto la ferrovia e lo scalo merci perché si trovano in una zona destinata a essere allagata… non è questione di ‘se’, ma di ‘quando”.

Di Patrizia Palladino

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