Sala Truffaut, la programmazione da mercoledì 16 a domenica 20

Mer 16/11 ore 21,15

WILDE SALOMÉ (id, Usa 2011) di Al Pacino   88’

Versione originale con sottotitoli italiani

Il film, traboccante di verità e candore, proietta il pubblico nella vita personale di Al Pacino come mai era successo prima, offrendo un ritratto intimo di una icona del cinema alle prese con il ruolo, insieme, del re Erode e di se stesso. Pacino esplora la complessità del dramma di Oscar Wilde, i processi e le tribolazioni che hanno segnato la vita dello scrittore, offrendo nel contempo uno sguardo sulle proprie.

Gio 17/11 ore 21,15

A DRAGON ARRIVES! (Ejhdeha Vared Mishavad!, Iran 2016) di Mani Haghighi  105’

Versione originale con sottotitoli italiani

Il detective Babak Hafizi deve indagare sul suicidio di un detenuto politico. E’ l’inizio di un incubo. Il regista innerva l’opera di referenti filmici che spaziano dal noir al pulp, dal western a una post-apocalisse scenografica. Un immaginario debordante e ricolmo di misticismo e religione, leggende e superstizioni, folklore tribale e incubi demoniaci.

Ven 18/11 ore 21,15

NEL CORSO DEL TEMPO (Im Lauf der Zeit, Germania Ovest 1976) di Wim Wenders   176’

Edizione originale restaurata con sottotitoli italiani

Bruno, “king of the road” (Rüdiger Vogler), un riparatore di proiettori cinematografici che vive sul suo camion, soccorre un uomo, Robert detto “kamikaze” (Hanns Zischler). Insieme i due vagano per la Germania Ovest: qualche avventura occasionale, discorsi, silenzi riempiti dal rock, incontri con i gestori delle sale. Riflessione sulla morte dei padri e su quella del cinema, il film che ha lanciato Wenders.

Sab 19/11 ore 21,15

IO, DANIEL BLAKE (Gb/Francia/Belgio 2016, 100’) di Ken Loach

Versione doppiata

Dom 20/11 ore 18,30 (versione doppiata) e 20,30 (versione sottotitolata)

IO, DANIEL BLAKE (Gb/Francia/Belgio 2016, 100’) di Ken Loach

Lui è un carpentiere in là con gli anni, con un cuore che non riesce a reggere il lavoro e il bisogno di una pensione d’invalidità per poter sopravvivere. Solo che lo stato a cui chiede di riconoscere il suo diritto è Leviatano: un meccanismo sadico di nonsenso burocratico, un marchingegno astratto e anaffettivo, fuori dalla misura dell’uomo. Di lui, Daniel Blake. Il film è il racconto di uno scontro impari, di una lotta per la dignità tra cul-de-sac di pratiche e incomprensioni da digital divide (perché l’informatica è la condicio sine qua non dell’esistere), mentre la miseria prende terreno ma non erode il senso di solidarietà, la cura per il prossimo, il bisogno di sentirsi cittadino, e di restare umano. Un racconto popolare, una storia sdegnante, una cronaca di martirio laico. Un realismo civile coinvolgente, e furioso: tutto quello che ti aspetti da Loach. Uno che crede che i film “potrebbero giocare un ruolo importante, colmando lo scarto tra quel che la gente vive quotidianamente, quello che vede sugli schermi tv e quel che sente dire dai politici”.

 

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