Calcio, dilettanti: l’intervista a Patrick Martina, bomber della Virtus Castelfranco

E’ sicuramente il giocatore del momento nella Virtus Castelfranco. Stiamo parlando di Patrick Martina, attaccante classe ‘96, che nel big match contro l’Alfonsine ha stupito tutti realizzando una quaterna. Un record di gol del genere in una singola partita non è cosa che si ammira tutti i giorni su un campo da calcio. Il giovane attaccante purtroppo non ha partecipato all’ultima trasferta della Virtus sul campo del Progresso, finita 1-1, perchè squalificato.

Patrick, che emozione è stata segnare quattro gol in una partita importante come quella con l’Alfonsine?
E’ stato bellissimo. I giocatori importanti devono esaltarsi in partite del genere. Io penso di aver fatto il mio lavoro al meglio; adesso spero di riuscire a dare continuità alle mie prestazioni.

Ti era mai capitato di segnare così tanti gol in un match?
L’ultima volta era successo quando giocavo nei Pulcini a Rubiera: a quell’epoca segnavo anche sei gol a partita. Nei match importanti ho sempre lottato, fornito assist o procurato rigori alle mie squadre, ma mai segnato quattro gol. Devo ringraziare soprattutto i miei compagni, che mi hanno dato una grossa mano.

La lotta per la promozione ormai sembra una questione tra la Virtus e l’Alfonsine. Dove si potrà decidere questa sfida?
Giocheremo le prossime unidici partite come se fossero finali, con il piglio giusto, come è accaduto con l’Alfonsine. Il campionato si deciderà quando affronteremo squadre che lottano per salvarsi, che occupano la media-bassa classifica. Speriamo anche che l’Alfonsine abbia un calo mentale: non è facile reagire dopo aver subito sei gol, nonostante il primo posto in classifica.

Con i lavori allo stadio Ferrarini, ogni domenica dovete giocare praticamente in trasferta. Questo fattore alla lunga potrà incidere?
Stiamo facendo un grande campionato anche sotto questo punto di vista. Durante la settimana ci alleniamo su un campo non regolamentare e, ogni domenica il Presidente Chezzi deve trovarci un terreno su cui giocare. Non si merita tutto questo, anche perché i lavori slittano in continuazione. Perciò, nonostante i sacrifici, sarebbe una bella soddisfazione poter vincere il campionato.

Come ti sei appassionato al calcio?
Ho iniziato a giocare a 3 anni, a Rubiera. Non scorderò mai il mio primo giorno, perché mi accompagnò mia mamma. Dopo un anno andai a giocare subito con i più grandi, cosa che continuai a fare costantemente negli anni. Quando andai al Carpi fu una delle cose più belle che mi sia mai capitata: cominciai a partecipare a bei campionati e raggiunsi la Serie B, anche se non scesi mai in campo. Dopo la Primavera biancorossa mi spostai al Castelfranco, sotto indicazione del mio procuratore, che cercava una realtà in cui potessi crescere sia come giocatore che, soprattutto, come uomo. L’allora coach Chezzi mi aiutò tanto sotto questo aspetto. Mi diceva sempre che calcisticamente non aveva nulla da insegnarmi, ma doveva solamente farmi maturare come persona.

Cosa fai quando non calchi un campo da calcio?
Anni fa ero molto concentrato sul calcio. Andai a fare un ritiro con la Reggiana, ma scelsero di non tenermi. I motivi di tale decisione non li so tutt’ora. La stessa cosa mi capitò ad Andria. Dopodichè ebbi un calo mentale, che mi tolse le speranze e mi spinse a decidere di smettere con il calcio e di andare a lavorare. Decisi però di rimanere in Eccellenza a Castelfranco, perchè l’anno scorso mi sembrava l’annata giusta. Così non è stato. Quest’anno, invece, grazie al mister e ai miei compagni mi trovo molto bene e sono felice di questa scelta. Adesso, però, non mi voglio fermare qui. Ho iniziato a lavorare nell’azienda dei miei genitori, ma ho capito che preferisco giocare a calcio che lavorare. Non ho rimorsi nè rimpianti, ma credo di avere ancora qualche cartuccia a disposizione: non voglio mollare come ho fatto due anni fa. I quattro gol con l’Alfonsine sono il frutto di questa mia nuova determinazione.

Quindi quali sono i tuoi obiettivi personali?
Il mio primo obiettivo è quello di riportare il Presidente Chezzi in Serie D, perchè non si merita affatto di stare in Eccellenza. Dopodichè vorrei concentrarmi su me stesso. Adesso è un momento cruciale della stagione e, se gioco bene le mie carte, potrebbe arrivare qualcosa di buono. A fine anno valuterò, insieme ai miei genitori e al Presidente, quale futuro sarà il migliore per me.

 

di Mattia Amaduzzi

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