Calcio, un minuto per entrare nella storia. Intervista a Ciro Ginestra

Domenica 6 maggio 2001, penultima giornata del campionato di serie C1. Dopo 96 minuti di partita, a Brescello, il Modena di De Biasi non è ancora riuscito ad avere la meglio su una squadra di casa ormai senza obiettivi ma nell’occasione particolarmente grintosa, nonostante un numero incredibile di palle gol costruite. Il Como, indietro di due punti in classifica, ha vinto a La Spezia e se raggiungesse i canarini li costringerebbe alla lotteria dei play off, dopo un’intera stagione passata al comando. Ma all’ultimo minuto di recupero succede quello che ormai sembrava impossibile. Un tiro di Ciro Ginestra, entrato nel finale di partita, viene deviato da un difensore e finisce alle spalle del portiere Sardini. E’ l’apoteosi. Gianni De Biasi, per sfogare la tensione, prende a pugni la panchina e tutti si abbracciano. Il Modena è a un passo dal ritorno in serie B, che festeggerà la settimana successiva battendo 2-0 il Lecco al Braglia. “E come potrei aver dimenticato un momento simile? – ci dice Ciro Ginestra, ancora con un pizzico di emozione nonostante siano passati quasi 20 anni. “In realtà di gol ne avevo sbagliato uno poco prima – racconta – avevamo avuto, se non ricordo male, 18 o 19 palle gol, ma il pallone sembrava non voler entrare. Ci fu un lancio di Grieco per Paolo Mandelli che riuscì a dribblare un avversario sulla linea di fondo e crossare al centro, la palla attraversò tutta la linea della porta e arrivò sul secondo palo dove io fui bravo a difenderla dal loro difensore, a rientrare, calciare e trovare quella gamba che portò ad una deviazione fatale…”.

Ciro ti rendi conto che, con quel gol, sei entrato nel cuore dei tifosi nonostante tu abbia giocato solo una decina di partite in maglia gialloblù? Possiamo dire che è uno dei 4 o 5 gol più importanti nella storia del Modena…
Beh questo per me è davvero un motivo di orgoglio, entrare nella storia di una squadra e di una città non è facile, soprattutto avendoci giocato così poco. In pratica mi feci apprezzare solamente per quel gol, perché poi non ebbi la possibilità di proseguire la mia avventura con il Modena. Ero in prestito dal Venezia e ci furono altre situazioni. In B ci andai ugualmente, ma con la Pistoiese a cui il Venezia mi girò sempre in prestito. Però questi attestati di stima ti fanno capire che hai lasciato, comunque, un buon ricordo e fa molto piacere.

Mister De Biasi, dopo il tuo gol, sfondò quasi la panchina con un pugno. Era stato lui a volerti a Modena…
E’ vero – ride – successe proprio quando mi avvicinai per abbracciarlo. Lo conoscevo bene perché mi aveva già allenato un paio di anni prima alla Spal, in un campionato in cui avevo fatto 11 gol in C1. Quell’anno ero in B a Siena, ma giocavo poco perché mi ero infortunato ad inizio stagione, e lui fece di tutto per farmi venire a Modena.

Tornando un attimo indietro, che ricordo hai della settimana precedente il match di Brescello?
Fu una settimana tesa ed intensa, una di quelle in cui la partita si sente di più, sapevamo che, vincendola, saremmo stati molto vicini al traguardo. Io ero giovane, giocavo poco, e speravo di essere prima o poi decisivo. Per fortuna successe proprio quella domenica e ne sono tuttora molto contento.

Ricordo anche qualche polemica a distanza col tecnico del Brescello Cuoghi, tra l’altro un ex gialloblù…
Questo sinceramente non lo ricordo, però ricordo bene che loro, pur non avendo più nulla da perdere, giocarono fin troppo ferocemente. In 20 anni di calcio difficilmente mi è capitato di vedere una squadra senza più obiettivi che gioca in maniera così feroce come fece il Brescello quella domenica. Noi fummo bravi a rimanere sul pezzo e a lottare fino all’ultimo.

Ti ricordi qualche aneddoto del ritorno a Modena quella sera?
Guarda posso dire, nonostante abbia fatto tanti anni di B e vinto diversi altri campionati, che non mi è più capitato di sentirmi come quel giorno. Mi sentii davvero un eroe. Una cosa buffa che mi è rimasta in mente è il fatto che, durante una trasmissione TV, mi fecero ricostruire l’azione del gol in centro a Modena. E poi mi dedicarono anche una piazza. Fu qualcosa veramente di unico.

Cosa aveva di speciale quella squadra?
Aveva giocatori fortissimi, ma anche bravi ragazzi. Un gruppo sia dentro che fuori dal campo. Rimase in testa dall’inizio alla fine nonostante quella fosse una serie C di altissimo livello, con molti giocatori che oggi giocherebbero in serie A e squadre organizzate come Como e Livorno.

Se a Brescello non si fosse vinto secondo te ai play off come sarebbe andata?
Mah sai quando una squadra resta in testa dall’inizio alla fine del campionato e sul filo di lana è costretta ad andare ai play off, sotto l’aspetto mentale qualche difficoltà può accusarla. Io però sono convinto che avremmo vinto anche i play off. Quello era un Modena troppo forte, che giocava bene a calcio e aveva grandi qualità morali.

Sei tornato a Modena qualche volta da avversario?
Si, col Crotone in B è ho anche segnato, su rigore, contro Guardalben. Vincemmo 2 o 3 a zero”.

Senti ancora qualche compagno di allora?
Si certo, sento spesso Nicola Legrottaglie, Jajo Balestri, Giacomo Ferrari, Vito Grieco, che tra l’altro ho incontrato da avversario, quest’anno, in serie C, visto che lui allena la Sicula Leonzio e io la Casertana.

Vuoi fare un saluto ai tifosi del Modena?
Certo, saluto alla grande tutta Modena, tifosi e città, perché lì sono stato benissimo. Spero davvero, prima o poi, di poter tornare, magari da allenatore, perché ancora oggi quel ricordo è sempre nel mio cuore.

di Giovanni Botti

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