Corrida, 43 anni di storia. Intervista al fondatore Renzo Finelli

Quarantatre anni e non sentirli. La Corrida di San Geminiano è ormai uno degli appuntamenti più attesi per gli amanti del podismo modenese e non solo e continua ad affascinare e ad attirare l’attenzione anche di chi, con la corsa, non ha una grande dimestichezza. Ma come e quando è nata quella che può essere definita, a tutti gli effetti, una tradizione? “Io ho smesso di correre nel 1972 – racconta Renzo Finelli, fondatore assieme a Luciano Gigliotti della corsa – e in giro per l’Italia gare di questo tipo non ce n’erano ancora. Io e Gigliotti, che era nel giro della Nazionale, decidemmo di organizzare una gara su strada il giorno di San Geminiano, per festeggiare il Santo. Un tempo organizzavano la tombola in Piazza Grande, una tradizione molto sentita, ma in quel momento non si faceva più niente”.

La prima Corrida, quindi, quando si corse?
Nel 1973, fu organizzata dalla Fratellanza assieme al Modena Rugby con cui collaborava Gigliotti. Poi, dopo un paio di edizioni, abbiamo continuato da soli noi della Fratellanza.

Perché l’avete chiamata Corrida?
Perché c’era la Corrida di San Silvestro in Brasile, una corsa internazionale molto importante. Prendemmo spunto da quella gara, anche se la nostra, allora, era ancora a livello nazionale.

Che riscontro ebbe all’inizio?
Andammo oltre ogni previsione. Noi pensavamo che avremmo avuto circa un centinaio di partecipanti e preparammo una serie di numeri da 1 a 100. Invece la sera prima abbiamo dovuto restare alzati fino a tarda notte per fare dei numeri di cartone, visto che eravamo arrivati addirittura a 600 iscritti. Allora non c’era la differenziazione tra Competitiva e non. Si correva tutti e basta.

Lei ha partecipato anche come atleta alle prime edizioni?
Guardi, io da allora ho sempre lavorato, assieme a tutti gli altri, per organizzare la Corrida e non ho mai avuto il tempo di correrla. E non ho mai nemmeno avuto la fortuna di godermela da spettatore. Seguivo la partenza, poi c’erano procedure lunghe a livello organizzativo per cui non vedevo nemmeno l’arrivo.

Alla Corrida sono passati anche corridori importanti?
Assolutamente si, basta guardare l’albo d’oro. Diciamo che tutto il meglio dell’atletica italiana è passata di qui, oltre ad atleti di livello internazionale. La Corrida l’hanno vinta campioni come Bordin, Arese (foto), Ortis e via discorrendo.

Perché è passata da gara nazionale a internazionale?
Per un paio di motivi. In primo luogo perché, negli anni, aveva acquisito un prestigio e una partecipazione sempre maggiori. Poi, a livello di norme, era paradossalmente più complicato farla nazionale che internazionale.

Perché secondo lei l’Italia fatica a ritrovare campioni del calibro di Bordin o Baldini?
E’ un discorso di materiale umano, ma anche di fame. I nostri ragazzi sono abituati a una vita un po’ più comoda. Fare risultati su queste distanze vuol dire veramente applicarsi in una maniera che non è facile. Diventa anche una questione economica. Per raggiungere risultati a questi livelli bisogna fare due allenamenti al giorno e quindi essere dei professionisti.

Che caratteristiche ci vogliono per correre la Corrida?
Bisogna correre almeno due o tre volte la settimana oppure praticare un altro sport e, un mese prima della gara, fare allenamento di corsa con regolarità. Ovviamente, se uno non è allenato, non gli consiglierei di partecipare.

di Giovanni Botti

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