Fabio Sacenti, il senatore della Virtus Castelfranco

Perno della Virtus dal 2012, ex professionista e castelfranchese di nascita. Stiamo parlando di Fabio Sacenti, 32 anni da poco compiuti e tanta esperienza alle spalle. La sua storia si colloca quasi tutta sull’appennino tosco-emiliano: Massese, Foligno, Prato, Sangiovannese, prima del ritorno a casa.

Nato a Castelfranco ma cresciuto calcisticamente altrove. Quali sono state le esperienze più significative?
Sicuramente il passaggio dal mondo dei dilettanti a quello professionistico. Abbiamo vinto il campionato in D, e lì ti si apre un mondo nuovo. Poi il primo gol fra i professionisti, ma anche altro, come la vittoria di un campionato, i successi nei derby che fanno sempre felici i tifosi. Capisci di giocare per uno scopo ‘reale’.

Conosci bene anche le differenze fra dilettantismo e professionismo dunque…
Le distinzioni fra categorie sono relative agli errori: in A ne sbaglia uno, in B sbagliano in tre, in C sbagliano in cinque, in D dieci. Chi sbaglia meno ha più possibilità di andare avanti, tutto qui.

Ma ci sono stati anche momenti di sconforto, come l’infortunio al crociato che ti ha costretto a star fuori cinque mesi…
Sì, alla fine della stagione 2014-2015 qui al Ferrarini. Ma nella carriera di un calciatore ci può stare, fa parte del gioco. Lavoriamo con le gambe, la cosa positiva è essere tornato a pieno regime. Certo, se non fosse capitato sarebbe stato meglio, ma è anche vero che non è successo all’inizio della mia carriera. Meglio a trent’anni che a venti

Sei l’unico “senatore” nativo di Castelfranco. Ti senti più responsabile per questo?
Sicuramente ci tengo, ed è una bella sensazione. Conosco tutti qui in paese, pur vivendo a Manzolino. Le persone che mi vedono alla domenica le incontro il giorno dopo al mercato. Se vinci va tutto bene, se perdi ti chiedono come mai, motivo in più per dare il massimo e sperare che al lunedì il tuo voto sul giornale sia positivo.

Al di fuori del calcio, come occupi il tuo tempo libero?
Fino a pochi giorni fa, al mattino, mi occupavo totalmente di mia figlia. Ora ha cominciato l’asilo e cerco di fare altro, come venire al campo prima e fare integrazione per i muscoli e per il fisico.

Il momento della tua carriera “da raccontare ai nipotini”?
Ce ne sono stati parecchi… uno in particolare non c’è. Ogni gol, ogni vittoria, dà sempre sensazioni nuove e diverse. I due anni di playoff a San Giovanni li porto nel cuore, magari anche per aver conosciuto la mia ragazza lì. È certo che ai nipotini ne racconterò parecchie…

Pensi di chiudere la carriera qui?
Finché mi diverto, finché fisicamente reggo e finché mi vorranno qui, rimango. Poi dopo la D la mia passione nel calcio non svanirà, se ne avrò ancora voglia continuerò, anche in altre categorie inferiori.

Parliamo del presente. 2016-2017 con l’obiettivo di sempre. Ma non avete mai pensato a qualcosa di più? Nel 2013 ci furono i playoff per la C…
Quella fu una grande annata. Sono due o tre stagioni in cui non andiamo benissimo, ma comunque ci salviamo, che è l’obiettivo primario. Poi valorizzare i giovani, che qui hanno la possibilità di migliorarsi.

Senza una schiacciasassi come il Parma, chi vedi favorita per la vetta quest’anno?
Per ora ne abbiamo viste solo due. Per me sono da considerare Correggese, Imolese, Lentigione, la stessa Sangiovannese e il Castelvetro. A nomi, sono tutte papabili, anche se, ad oggi, nessuna ci ha messo sotto.

Per chiudere, un appello ai tifosi per riportarli al Ferrarini…
Giocare con cento tifosi o con quattrocento fa la sua differenza, questo è vero. Pur non essendo abituati ad un gran pubblico, per noi è uno stimolo in più, come contro l’Alfonsine.

di Gigi Ferrante

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