La storia di Roberto Brighenti, mitico speaker della Corrida di San Geminiano

Una voce leggendaria che, nel corso degli anni, ha avvicinato grandi e piccini ad amare il podismo. Stiamo parlando di Roberto Brighenti, uno dei più affermati speaker d’Italia, e storico commentatore della Corrida di San Geminiano. Insieme a lui abbiamo ripercorso alcune tappe della sua lunga carriera, scoprendo inoltre alcune novità dell’edizione 2020 della famosa corsa cittadina.

Roberto, com’è nata la sua passione per le gare podistiche?
Io sono stato un modesto praticante. Poi nel 1987, quando abitavo ancora alla Madonnina a Modena, mi chiesero di commentare la gara podistica del quartiere a causa della defezione all’ultimo dello speaker. Da lì in poi mi cominciarono a chiamare a presentare le gare nel territorio, come la Caretera di Rubiera che commento tutt’ora. Il salto di qualità però lo feci nel 1991, quando fui chiamato alla maratona di Ferrara. Poi in seguito commentai i maggiori eventi podistici in Italia, come la Corrida di Modena, i Mondiali di podismo a Torino e i campionati europei a Ferrara. Il sogno nel cassetto l’ho realizzato quando nel gennaio del 2006 mi chiamarono per commentare le Olimpiadi di Torino.

Come si prepara a commentare una gara podistica?
Studio molto prima, non improvviso niente durante una gara. Devi conoscere bene gli atleti che commenti, perché solo in questo modo puoi capire il loro andamento durante la corsa. Quando non riesco a trovare abbastanza informazioni su di loro, li contatto direttamente e mi faccio raccontare in due minuti la loro storia.

Si ricorda la sua prima Corrida?
Perfettamente, perché è stata una gara storica. La Corrida ha avuto due anni bui, il 1993 e il 1994, perché la corsa del 92 fu di grande rilievo internazionale, che mise a dura prova, però, gli organizzatori. La Fratellanza, perciò, nei due anni successivi non riuscì a garantirne la continuità e si prese una pausa. La Corrida tornò grazie agli investimenti dell’imprenditore Giorgio Fini, in una domenica pomeriggio del 1995. Quella Corrida, inoltre, coincise sia con l’ultima vittoria di un italiano, il grande Stefano Baldini, che con il mio esordio come speaker. La sera stessa, Fini volle offrire la cena a tutti gli organizzatori e i vincitori. Fu una giornata indimenticabile.

Ha visto tanti atleti partecipare alla Corrida. Se ne ricorda qualcuno in particolare?
Si certamente, due su tutti. Il primo è il keniano David Makori, primatista della gara con un incredibile tempo di 37’15”. Lo commentai una volta anche alla maratona di Venezia: un’atleta eccezionale, con un fisico paragonabile al motore di una Ferrari. Il secondo invece, sempre keniano, è Barus Benson, capace di vincere la corsa per ben due volte. Lo conosco personalmente e una volta mi chiese di andarlo a prendere in stazione.

Come definirebbe la Corrida?
“L’evento”, o “La madre di tutte le gare”, perché sulla scia della Corrida sono nate tante altre corse podistiche in Italia, che adesso non ci sono più.

Quali saranno le principali novità di quest’anno?
Ci sarà anche il primo vero ingresso di Unimore nella manifestazione, grazie alla sinergia con la Delegata allo Sport, Isabella Morlini, professoressa di statistica, che parteciperà alla corsa ed è campionessa del mondo di gara con le ciaspole. Inoltre, con Confindustria abbiamo pensato di creare una gara aziendale: quattro partecipanti che quel giorno potranno correre rappresentando la propria azienda.

 

di Mattia Amaduzzi

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