L’intervista a Raffaello Vernacchia, ex giocatore del Modena: “La stada è quella giusta”

E’ uno degli storici giocatori del Modena, che indossò la maglia gialloblù in uno dei periodi più neri della città geminiana, la stagione 78/79, quando la società canarina retrocesse addirittura in C2. Stiamo parlando, naturalmente, di Raffaello “Lello” Vernacchia, nato a Roma nel ‘51, ma ormai modenese d’adozione. Con lui abbiamo parlato della situazione attuale del Modena, per certi versi simile a quella che ha vissuto lui.

Vernacchia, dopo tanto tempo a Modena si torna parlare di calcio giocato…
Era ora! Senza togliere niente agli altri gruppi, penso che la cordata formta da Amadei e Sghedoni sia la più completa. Tosi si sta muovendo bene, nonostante non sia facile: quando devi vincere un qualsiasi campionato è difficile allestire una squadra competitiva. Ma vedo che sono sulla strada giusta avendo preso un bravo allenatore, che conosce molto bene la piazza e che ha già vinto la categoria a Parma.

Le piace la squadra che sta allestendo il ds Tosi?
Gli attaccanti hanno dei curriculum importanti; inoltre sono già stati allenati da Apolloni. Pure i difensori sono giocatori esperti che hanno già calcato i campi della Serie D, facendo ottimi risultati.

Cosa dovrà fare il Modena l’anno prossimo per puntare alla promozione?
Dovrà andrare a giocare in trasferta contro avversari che non sono mai stati in serie A o in serie B, e che daranno il massimo in campo per cercare di batterlo. La squadra partirà con i pronostici a favore, ma l’allenatore dovrà lavorare molto sulla testa dei ragazzi, per portare a casa la Serie D, forse il campionato più difficile di tutti. Inoltre i giocatori che arriveranno dovranno essere molto motivati per giocare nel Modena.

Secondo lei andrebbe cambiata la regola dei giovani obbligatori in campo? Forse non sarebbe meglio che si conquistassero il posto da titolare per il loro meriti?
I giovani sono fondamentali nei dilettanti, perché sono il nucleo centrale e la forza della squadra, ma allo stesso tempo devono essere preparati, perché altrimenti gli avversari li identificano subito come i punti deboli su cui andare a colpire. Questa è la prima base su cui ricostruire una squadra: tanti bravi giovani, che possano stare per anni in prima squadra.

Trova analogie tra la ripartenza di questo Modena e quella del Modena ai suoi tempi?
Arrivai a Modena nella stagione 78/79, quando dovemmo ripartire dalla C2. La cosa importante, come adesso, fu la rinascita della società, con proprietari seri, modenesi e attaccati alla piazza che scelsero un grande allenatore come Bruno Pace (venuto a mancare da poco) e allestirono una squadra che era il giusto mix tra giovani e esperti. Soprattutto vennero presi giovani del Modena: a quei tempi avevamo un settore giovanile molto interessante, che produsse giocatori come Notari, Maestroni e Cuoghi. Erano ragazzi che davano tutto in campo e che avevano veramente a cuore la maglia. Il settore giovanile è molto importante e vedo che la nuova società si sta muovendo bene in questa direzione, affidandosi a un dirigente serio e capace come Cattani. Se il settore giovanile è sano e gestito bene, allora diventa il traino per l’intera società portando tantissimo entusiasmo.

Parliamo di Russia 2018, ribattezzato il “Mondiale delle Sorprese”…
Finora non è stato un grande Mondiale, non mi ha entusiasmato più di tanto. L’unica partita vera è stata Portogallo-Spagna. Sono rimasto sorpreso dall’Argentina: Messi ha il vuoto intorno a sé. Nell’86 Maradona era circondato da giocatori con gli attributi; i compagni della “Pulce” sono le ombre degli atleti che sono stati. Messi però non si discute: lui è il calcio.

di Mattia Amaduzzi

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