Sport, l’intervista allo Zar Ivan Zaytsev: “A Modena ho trovato una casa”

E’ il simbolo della pallavolo italiana del mondo. E’ un campione sia dentro che fuori dal campo. Questo, e molto altro, è Ivan “lo Zar” Zaytsev, capitano della Leo Shoes Modena Volley. “Il mio soprannome ‘Zar’ l’ha coniato un capo tifoso dell’allora Roma Volley – ha ammesso Zaytsev ai nostri microfoni – E’ coinciso con la mia prima stagione di cambio di ruolo, e mi feci conoscere nel mondo della pallavolo con questo nome”.

Ivan, hai partecipato a due Olimpiadi, hai qualche aneddoto particolare?
Londra la vissi veramente male, perché le mie aspettative erano troppo alte e arrivato lì mi accorsi che non era come me l’aspettavo. A Rio invece mi sono divertito di più. Rosico ancora per non aver avuto il coraggio di chiedere a Michael Phelps un selfie mentre eravamo alle macchinette insieme per prendere un caffè.

Come ti trovi adesso a Modena? Hai smesso di usare il navigatore?
L’ho ufficialmente staccato. Mi trovo molto bene sia per quanto riguarda le persone che l’ambiente, non solo sportivamente parlando. Anzi con la mia famiglia stiamo pensando di comprare casa e di trasferirci definitivamente qui. Tutti conosciamo la gloriosa storia di Modena Volley, ma sto apprezzando anche l’organizzazione della città e della Regione.

Com’è stato invece il primo impatto con il PalaPanini?
Particolare, diverso da qualsiasi altro palazzetto in cui abbia mai giocato. Giocare a Modena per Modena è un’esperienza unica, che ogni pallavolista dovrebbe provare almeno una volta nella vita. In particolare non vedo l’ora che arrivino i play-off, perché il PalaPanini si trasforma. E’ proprio tanta roba.

Quest’anno la squadra sembra molto più consapevole dei propri mezzi…
Più che consapevoli ci sentiamo forti. Ci supportiamo a vicenda e siamo riusciti a creare un bel clima durante gli allenamenti, anche grazie ad uno staff tecnico straordinario. Abbiamo una nostra idea di gioco e ci stiamo divertendo nel cercare di raggiungerla quanto prima. Durante la Supercoppa tutti ci hanno fatto i complimenti per il bel gioco espresso, ma il titolo è andato a Perugia, e questo ci fa ancora rosicare.

Come festeggiavi il Natale da piccolo?
Niente di particolare, perché passavo poco tempo a casa. Inoltre la mia famiglia non lo festeggiava un granché essendo ortodossi. Poi quando sono andato a vivere da solo, il 26 ero sempre in campo a giocare. Quindi il 25 o viaggiavo in pullman o ero a casa ad allenarmi. Però mi piace il clima natalizio, anche in palestra.

Adesso coi tre bimbi invece?
Negli ultimi anni stiamo cercando di fare spesso o una cena o un pranzo. L’anno scorso ci siamo trovati anche coi compagni di squadra che rimanevano a Modena per Natale. Quest’anno forse sarà un po’ più complicato ma cercheremo di organizzare comunque qualcosa.

C’entri qualcosa con la scelta di tuo figlio maggiore Sasha di cominciare a giocare a pallavolo?
Non voglio commettere lo stesso errore che mio padre fece con me, forzandomi subito a fare pallavolo seriamente, cosa che mi fece andare fuori di testa nel corso degli anni, prima di trovare la mia strada. Al momento Sasha sta facendo un gioco con la palla che è vagamente simile alla pallavolo. Più che altro è fatto perché impari a stare in mezzo ad un gruppo. Poi se vorrà continuare vedremo, di certo non sarò io ad obbligarlo. Voleva fare anche calcio, ma in inverno inoltrato, è un po’ complicato.

Come ti vedi tra 10 anni?
Non lo so. Devo cominciare a pensarci, perché i pallavolisti non essendo considerati professionisti non hanno una pensione. Bisognerà cercare di reinventarsi, ed è quello che sto cercando di fare. Penso però che troncherò con la pallavolo: non diventerò allenatore o dirigente perché mi darebbe fastidio fare la stessa vita di prima senza la possibilità di scendere in campo. Potrebbe essere un’idea rimanere però nell’ambito sportivo. Televisione? Perché no. E’ un mondo che mi affascina, così come la radio.

Vuoi fare un augurio ai tifosi canarini?
Vorrei che fosse un Natale più giallo che rosso, e che sia di buon auspicio per la nostra stagione e per i nostri tifosi. Che sia un momento di festa pallavolistica e di unione tra tifosi e squadra.

 

di Mattia Amaduzzi

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