Sport: un libro di Roberto Fiorini per celebrare il centenario di Fausto Coppi

Il 2019 celebra i cento anni dalla nascita del grande campione Fausto Coppi. Questa leggenda dello sport è stata in grado di accendere gli animi di un’intera nazione e non solo, superando i limiti del ciclismo, diventando l’icona di un’intera generazione. Per festeggiare questo importante anniversario Roberto Fiorini, scrittore già intervistato sulle pagine di Vivo per il suo libro dedicato al calcio castelfranchese, ha pubblicato un volume di 300 pagine. “Quando mi hanno chiesto di scrivere un libro su Fausto Coppi mi sono un po’ spaventato – ci spiega Fiorini – fiumi di inchiostro sono scorsi per descrivere la sua vita e le sue vicende sportive, ma ho pensato di raccontarlo in un modo diverso dal solito”.

Fiorini, com’è nata l’idea di questo libro su Coppi?
Facendo parte dell’associazione Fausto Serse Coppi, mi fu chiesto di pensare a un libro per il centenario dalla sua nascita. Per realizzare qualcosa di diverso ho deciso di raccogliere più di cento articoli, scritti nel corso dell’ultimo secolo dagli autori più famosi, che parlassero del grande campione. Tra questi Ambrosini, Brera, Montanelli, Palumbo e perfino Hemingway. Al fianco di ogni pezzo però non abbiamo le classiche foto, ma gli acquerelli di Claudio Pesci, presidente dell’associazione e acquerellista di livello mondiale. Così è nato “1919-2019 Cento volte Coppi”, un’opera che vuole ricordare questo grande campione, facendolo raccontare dalle penne più autorevoli degli ultimi decenni.

Lei lo ha mai visto correre dal vivo?
L’ho visto correre molte volte negli anni 50/60, amo le corse e seguirò anche il passaggio per Modena del giro d’Italia di quest’anno, ma l’ho anche conosciuto di persona. Naturalmente io e la mia famiglia eravamo suoi tifosi da sempre, e lo incontrai a 18 anni. Io abito a Ponte Samoggia sulla via Emilia e i miei avevano a quei tempi una piccola osteria. Un bel giorno Coppi si fermò con dei gregari a fare una veloce merenda proprio da noi, prima di una corsa a Mirandola. Ovviamente mio padre, grande tifoso, non volle essere pagato, così lui decise di dare mille lire al sottoscritto.

C’è qualche ciclista successivo o anche attuale che può essere paragonato allo stile di Coppi?
Coppi non è paragonabile ad altri ciclisti. Non solo come sportivo, ma anche come innovatore non ha rivali. Tutto era studiato: vestiario, preparazione, pre gara. Era un vero perfezionista, una macchina per correre. Non lasciava nulla al caso e fu addirittura il primo a vincere il giro d’Italia e il Tour de France nello stesso anno (1952).

Come mai secondo lei, il ciclismo ha perso così tanti spettatori, rispetto al passato?
In realtà credo che ci siano ancora gli spettatori. Purtroppo mancano gli atleti simbolo, in grado di far esaltare le folle. È vero che i campioni ci sono, ma ormai lo stesso ciclismo è cambiato molto. È difficile affezionarsi a un solo atleta, con squadre che corrono tesserando anche cento sportivi. Comunque nel mondo la situazione non è così disperata, il ciclismo piace ancora per fortuna.

Quando presenterà il libro?
Abbiamo appena fatto la prima presentazione a Roma nel Salone d’onore del Coni col presidente Giovanni Malagò, ma il 18 Marzo alle 20.30 saremo alla sala degli Esposti del Comune di Castelfranco, col desiderio di ricordare uno degli atleti più importanti della storia italiana.

di Francesco Palumbo

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