Federico Chiossi, il gioiellino gialloblù

In un 2016 da dimenticare per la Modena calcistica, il suo debutto in prima squadra a soli 17 anni è stato forse l’unica nota lieta. Al punto che, sul sito www.modenasportiva.it, ha conteso la palma di sportivo modenese dell’anno a “mostri sacri” come Gregorio Paltrinieri e Earvin N’Gapeth. Stiamo parlando di Federico Chiossi, talentino del vivaio gialloblu, già nel mirino di alcune squadre di serie A. E, come se non bastasse, una decina di giorni fa è andato subito in gol al debutto con la Nazionale Under 18.

E’ successo tutto molto velocemente – racconta il giovane centrocampista – se me lo avessero pronosticato solo la scorsa estate non ci avrei creduto. Dall’esordio nel Modena in poi è stata tutta una favola. E il gol in Nazionale è praticamente la ciliegina sulla torta”.

Federico ci racconti il tuo gol contro la Francia, per chi non è riuscito a vederlo?
Eravamo nei minuti finali. Il nostro terzino è arrivato sul fondo e ha messo il cross in mezzo. La punta e il difensore sono andati a saltare, la palla è sfilata dietro, io avevo letto questa situazione, mi sono inserito e ho calciato nell’angolino.

Torniamo un po’ indietro. Ti ricordi quando hai tirato i primi calci al pallone?
Si, ero piccolissimo, avevo 2 o 3 anni. Appena ho iniziato a camminare avevo già la palla in mezzo alle gambe. Mio fratello, un po’ più grande di me, giocava già e io lo seguii subito in questo percorso. Per questo motivo ho sempre giocato con i bambini più grandi, anche quando sono entrato insieme a lui nella prima squadretta e nostra madre ci accompagnava insieme per comodità.

In che squadra hai iniziato?
Nell’Invicta, come dicevo, assieme a mio fratello. Poi sono passato alla San Faustino dove sono rimasto fino ai 10 anni. Dopo di che ho fatto due anni a Sassuolo, prima di venire a Modena, una scelta che potrebbe sembrare un po’ strana.

Nella tua famiglia c’erano già altri calciatori?
No, anche se sono cresciuto in una famiglia di sportivi. Mio padre viene da una famiglia di ciclisti, mia madre di tennisti. Il calcio, nonostante fosse un interesse un po’ di tutti, non era mai stato praticato come primo sport.

A ottobre è arrivato l’esordio in prima squadra contro il Venezia. Cosa hai pensato quando hai saputo di giocare?
Ho cercato di non pensarci perché, forse, sarebbe stato peggio. Ero già contento, dentro di me, perché si realizzava un sogno che avevo fin da bambino.

Sei sempre stato tifoso del Modena?
Si, fin da piccolo. Lo dicevo tranquillamente anche quando ero a Sassuolo. Fino a circa un anno fa andavo in curva a vedere i Gialli, ci sono sempre andato.

C’è un qualche giocatore che ti ha ispirato o che stimi particolarmente?
A livello nazionale direi Marchisio, per la personalità che ha dentro e fuori dal campo. Del Modena ricordo con grande piacere Pinardi e Di Gennaro.

Hai sempre giocato a centrocampo?
No, ho iniziato da seconda punta e facevo anche tanti gol. Poi Malverti, nei Giovanissimi del Modena, mi cambiò ruolo e mi mise e fare la mezzala, perché diceva che, con le mie caratteristiche, era meglio partire da lontano.

Riesci a far convivere bene studio e allenamenti?
Si, ho frequentato il Barozzi fino a quest’anno con buoni risultati, poi sono dovuto passare ad una scuola privata, lo Zanarini, che mi consente di alternare lo studio con gli allenamenti al mattino, i ritiri e via discorrendo.

Come trascorri il tuo tempo libero?
Vivo tra Modena e Soliera, i miei genitori sono separati, ma la mia vita è soprattutto a Modena. Sono un ragazzo come gli altri ma, avendo poco tempo libero, cerco di utilizzarlo soprattutto per stare con famiglia e amici.

I social li usi? Quale preferisci?
Si li uso, come tutti i giovani, ma non sono iperattivo. Ogni tanto pubblico qualche foto e condivido certi momenti con gli amici. Mi piace Instagram.

Come immagini i tuoi prossimi anni?
E’ difficile dirlo, nel calcio non è facile programmare una carriera. Intanto mi godo questo momento, poi spero di arrivare il più in alto possibile.

di Giovanni Botti

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