Violenza sui campi da calcio, Nardini: “Sta diventando un grosso problema”

Si torna a parlare di violenza dove non dovrebbe essercene. Nel weekend a Castelnuovo si stava disputando una partita tra le squadre giovanili del Castelvetro e della Don Monari. I giocatori in campo hanno quattordici anni. In seguito a uno screzio durante il match tra due ragazzi, a fine gara un genitore entra in campo e aggredisce fisicamente alcuni dirigenti della Monari e due componenti della squadra. Entrambi vengono feriti, al naso il primo, all’orecchio il secondo.

La nostra redazione ha contattato Riccardo Nardini, ex giocatore gialloblù e Assessore allo Sport del comune di Fiumalbo, per sentire il suo parere sull’accaduto.

Come ti senti di commentare l’accaduto?

Quando succedono episodi come questo c’è poco da commentare. Molti danno la colpa ai giovani, ma in questi casi penso che la responsabilità maggiore sia dei genitori, lo dico da padre. Un figlio si educa non con le parole ma con l’esempio. Quando un genitore arriva a picchiare un altro ragazzo non si parla più di sport, ma di frustrazione.

Come spieghi una reazione così inqualificabile da parte di un genitore?

Forse lo fa per sfogare problemi personali, in ogni caso sono sbagliati i modi e i tempi. Su un campo da calcio conta lo sport, l’etica sportiva, le regole, il rispetto, la passione, tutte cose che nulla hanno a che vedere con la violenza. Sinceramente penso sia assurdo comportarsi così.

Nella tua carriera hai mai assistito a episodi di questo tipo?

Fortunatamente no. Tra adulti ci sono situazioni diverse, si tratta di un lavoro a tutti gli effetti. Oltre ad essere una partita di calcio ci sono tanti altri elementi, in primis la competizione. Ma anche noi professionisti dobbiamo stare attenti ai comportamenti tenuti perchè i giovani possono prendere esempio da noi.

Cosa si può fare, sul piano pratico, per cercare di limitare questi episodi di violenza?

Purtroppo si può fare poco, a livello generale. Sta ai genitori fornire una buona educazione al proprio figlio. Oggi tutti vogliono fare i calciatori, il calcio non è più un divertimento, come dovrebbe essere fino a una certa età, ma viene portato a livelli di esasperazione eccessivi. I genitori poi pensano sempre di avere il figlio più bravo degli altri e questo non aiuta. Si sta perdendo sempre più l’etica sportiva.

Allontanare dai campi da gioco i genitori troppo esagitati può essere una soluzione?

Può essere una decisione giusta da prendere, ma bisogna andare più a fondo della questione. In tante società c’è magari il genitore che paga come sponsor la società pur di vedere il figlio contento. Il problema è diventato molto grande, va oltre il singolo gesto o la singola partita. L’allenatore fa fatica a educare o a sviluppare una sorta di meritocrazia quando ci sono pressioni di questo tipo.

Di Mattia Giovanardi

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