Alla San Carlo si parla del ruolo della donna nelle tradizioni riformate

Martedì 13 marzo, alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) proseguono le lezioni del ciclo dedicato al tema Riforma. I processi di rinnovamento nella storia del cristianesimo, ideato dal Centro Studi Religiosi. Letizia Tomassone presenta la conferenza dal titolo “Non vi sarà né maschio né femmina”. Il ruolo della donna nelle tradizioni riformate.

Letizia Tomassone, pastora della Chiesa Valdese di Firenze, è coordinatrice dei corsi di Studi femministi e di genere presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma e componente della Commissione per il Dialogo Interreligioso della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Attiva nella promozione del dialogo interreligioso, nei suoi studi ha approfondito il modo in cui la relazione tra interpretazione dei testi sacri, pratiche religiose e riflessione teologica determina la rappresentazione dei generi sessuali e influenza il linguaggio liturgico e della predicazione. Tra le sue pubblicazioni: Dialoghi in cammino. Protestanti e musulmani in Italia oggi (a cura di, Torino 2010); Un vulcano nel vulcano. Mary Daly e gli spostamenti della teologia (a cura di, Cantalupa 2011); Per amore del mondo. La teologia della croce e la violenza ingiustificabile (et al., Torino 2013); Figlie di Agar. All’origine del monoteismo due madri (Cantalupa 2014); Crisi ambientale ed etica. Un nuovo clima di giustizia (Torino 2015).

La storia delle chiese legate alla Riforma protestante è viva della presenza delle donne. Si può dire che questa presenza è stata anche favorita da alcuni nodi teologici centrali della Riforma. Possiamo individuare uno di questi nodi teologici nella dottrina del sacerdozio universale dei credenti, che apre ogni spazio ai laici e alle donne, cancellando la separazione fra sacerdozio e laicato. La caduta di questo muro di separazione è anche ciò che apre la strada alla caduta fra realtà sacra e realtà profana, e combatte quindi il dualismo che ha costretto le donne dalla parte della natura, della materia caduta, del corpo impuro, ridando valore e dignità ai corpi, alla sessualità, in ultima istanza proprio alla donna.

Un secondo motore teologico della Riforma è stata la centralità della coscienza personale che porta naturalmente a privilegiare l’educazione e la cultura di ogni uomo e ogni donna. È necessario saper leggere e scrivere per accostarsi alla Scrittura in modo personale. L’atteggiamento di fiducia nell’amore di Dio che ci precede, e non ha pretese nei nostri confronti, corrisponde molto a un atteggiamento femminile attento più alle relazioni e all’amore che alla supremazia personale.

Questa libertà di leggere e interpretare la Scrittura come Parola rivolta a trasformare la propria vita personale porta anche allo sviluppo di tutto quel pensiero femminile di cui abbiamo trovato le tracce sin dall’epoca della Riforma. Con la Scrittura si discute, ci si confronta, non si lascia che essa diventi lo strumento di oppressione da parte di un’autorità umana nei confronti di qualcuno; siano esse le donne, i dissidenti, gli schiavi o i neri. Così anche la chiesa non è un’istituzione già data ma è qualcosa che si costruisce con il proprio zelo. Questa libertà nei confronti della chiesa porta a situazioni di conflitti e lotte anche dure per trasformarla nel senso della giustizia e della libertà donate da Dio ai suoi figli e figlie. Essa permette un’evoluzione e una trasformazione dell’istituzione stessa che sono certo anche momenti di sofferenza, ma spesso sono l’unico modo che le chiese hanno per mantenersi in dialogo vitale con la cultura della società in cui sono radicate.

La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sito www.fondazionesancarlo.it, da cui potrà essere scaricata gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.

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