Ciacarare Modenese: al ‘ciold’, il chiodo, essere a credito di un debito

Chiodo (in dialetto ciòld): debito rugginoso e lacerante che viene conficcato nelle carni di un creditore a scopo croce-fissante. Molti chiodi = pochissimo onore quindi, ma anche continue ruminazioni debilitanti su come recuperare i soldi pattuiti e mai incassati, manovra quest’ultima che significherebbe la liberatoria rimozione del chiodo di cui sopra. Il piantatore di chiodi è quindi colui o colei che crea un debito di varia entità e poi si dà alla macchia, col creditore (inciuldé) che comincia così un suo personale percorso su di un immaginario Golgota ove, quando avrà raggranellato chiodi a sufficienza, potrà immolarsi e raggiungere finalmente la Casa del Padre.

Dell’annoso problema dei chiodi si parla a lungo nelle Sacre Scritture di ebraica origine (cultura tradizionalmente sensibilissima al problema dei ‘chiodi’), anche se nel Padre Nostro, la ‘preghiera delle preghiere’ sgorgata direttamente dalla Voce del Nazareno e quindi da 2000 anni e rotti al primo posto della Hit Parade liturgica, si implora l’Altissimo di ‘rimettere a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’, una richiesta di condono, quindi, che molti però interpretano ‘togli a noi i nostri debiti così noi inchiodiamo i nostri debitori’. I precetti cristiani insomma, in questo caso non aiutano ma anzi contribuiscono a fare confusione.

Fatto sta che debitore e creditore vivono due esperienze completamente opposte: subito dopo l’assestamento di un chiodo, tutti cominciano a preoccuparsi della salute del debitore e ad augurargli lunga vita e prosperità, naturalmente nella speranza di vedere un giorno estinto il debito, mentre al creditore non sono poche le macumbe e le sfighe della suora sulla Prinz che gli vengono dedicate con la speranza che egli crepi in fretta portandosi nella tomba e poi nell’Ade il suo credito. Il detto ‘chiodo scaccia chiodo’ prende quindi il significato di ‘se hai un credito non pagato fai subito un debito e non pagarlo’, fondamento economico dell’era che stiamo vivendo.

di Stefano Piccagliani

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