Le “Trasparenze” del Teatro dei Venti. Intervista al regista Stefano Tè

Di nuovo sul palco, gli attori del Teatro dei Venti, che sia di legno, terra, asfalto o erba fresca. Teatri e cinema sono stati ‘sdoganati’ da un paio di settimane, ma la compagnia – Oxana Casolari, Francesca Figini, Davide Filippi, Antonio Santangelo, Salvatore Sofia e altri ancora – appare tonica, allenata. Il regista Stefano Tè (nella foto) spiega come la loro attività non si sia mai fermata, neppure durante i drammatici mesi di lockdown. “Ovviamente il Covid-19 ci ha inferto un colpo durissimo, ci sono saltate quasi 30 repliche di ‘Moby Dick’ in giro per il mondo. Ma la verità è che abbiamo continuato a lavorare tutti i giorni, collegandoci via Zoom, progettando, approfondendo idee, trasformando progetti. E sai perché? Perché il Teatro dei Venti è fatto di relazioni. Se intendi il teatro nella forma convenzionale di incontro con il pubblico, è chiaro che si è chiuso tutto e si riapre solo ora. Ma per come lo intendiamo noi, come un processo vivo, allora il teatro non si è mai chiuso”.

E ora arriva anche il festival Trasparenze?
L’abbiamo posticipato in piena estate: si terrà dal 31 luglio al 9 agosto, a Gombola di Polinago, un posto incantevole in Appennino che, toccando ferro, dovremmo finalmente aprire al teatro e al pubblico”.

Tu dici che il teatro si reinventa. A volte fa parte del processo creativo incontrare ostacoli e trovare forme inedite per aggirarli…
E’ così, ma noi ci siamo forgiati nel tempo. Abbiamo sempre dovuto fare tanto con poco: risorse limitate, tempi stretti, etc. Forse per questo la pandemia ci ha preso meno alla sprovvista di realtà più strutturate. Abbiamo avuto un tempo di reazione immediato. Abbiamo lavorato al nuovo spettacolo di strada, fatto passi avanti, in scambio continuo con drammaturgo, scenografo, attori, organizzatori. Vale la pena ripeterlo: quante cose nascono dagli imprevisti! Sentiamo di essere in una fase creativa, stimolante. A livello artistico stiamo bene”.

Mi pare che non vi siate fatti prendere dall’ansia del dover dimostrare qualcosa, pubblicando video…
No, è vero, abbiamo però modificato in corsa alcune modalità di lavoro. Per esempio con gli attori-detenuti in carcere, lavorando da remoto con due videocamere, per elaborare qualcosa di nuovo. Pensiamo a un’Odissea web, in formato video, anche per documentare proprio il lavoro compiuto in questi mesi. E’ l’esempio di un progetto che si trasforma, magari va più verso il linguaggio del cinema…”.

Ma il vostro dna è teatrale, il lavoro dell’attore è centrale…
Infatti lavoriamo per un debutto a Trasparenze. Un percorso nel bosco, per 20 spettatori a replica, nel rispetto del distanziamento. Lungo il sentiero il pubblico incontrerà figure della mitologia classica con allo stesso tempo riferimenti molto legati al contemporaneo”.

E Moby Dick, quando lo rivedremo in scena?
A settembre saremo a Sarajevo per aprire la 60ª edizione del Mess Festival. Ma ti confesso che ci piacerebbe farlo a Modena prima di ripartire: è un nostro desiderio e sarebbe un bel segnale per la città. E anche il film di Raffaele Manco continua ad avere il suo percorso: in questi giorni partecipa online al Festival Fits di Sibiu, in Romania”.

di Francesco Rossetti

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