Vissi d’arte, vissi d’amore… la “Tosca” di Puccini al Teatro Comunale Pavarotti

Dopo “La bohème” non poteva che esserci la “Tosca”, per un dittico pucciniano che illumina di passione e struggimento l’avvio della stagione lirica del Teatro Comunale Luciano Pavarotti. Saranno ben tre le serate: venerdì 25 ottobre alle 20, domenica 27 alle 15.30 e martedì 29 ottobre di nuovo alle 20 (quest’ultima data è fuori abbonamento).

Lo spettacolo, in coproduzione con la Fondazione Teatri di Piacenza e il Teatro Regio di Parma, ha debuttato con successo lo scorso aprile. L’allestimento è stato ideato da Alberto Fassini nel 1998 e ripreso da Joseph Franconi Lee con le scene e i bellissimi costumi d’epoca di William Orlandi e luci di Roberto Venturi. Nel cast si ascolterà (per la prima volta a Modena) il soprano spagnolo Ainhoa Arteta, che ha già cantato il ruolo del titolo nel 2017 all’Arena di Verona e nel 2018 al Teatro San Carlo di Napoli. La sua è un’interpretazione fortemente teatrale, da attrice, oltreché cantante lirica. Sul podio, Matteo Beltrami.

Fra le opere del compositore che abitava a Torre del Lago, Tosca è ancora oggi una delle più presenti nell’immaginario collettivo. Debuttò con successo nel gennaio del 1900, a Roma, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, gli stessi della Bohème. Il punto di partenza era un dramma in cinque atti di Victorien Sardou, che Puccini aveva visto più volte a teatro, con la leggendaria Sarah Bernhardt nel ruolo della protagonista.

La storia è quella di Cavaradossi, pittore e patriota follemente innamorato della cantante Floria Tosca, a sua volta concupita dal capo della polizia borbonico-papalina, il barone Scarpia. Rimane senza tempo l’intreccio fra canto e orchestra nella disperata aria di lei, totalmente indifesa: “Vissi d’arte, vissi d’amore”. E così come famosissima rimane l’aria del tenore, che prima del compiersi della tragedia, canta malinconicamente “E lucean le stelle…”. Alla fine muoiono tutti: per questo Tosca è considerata l’opera più drammatica di Puccini, ricca com’è di colpi di scena e di trovate che tengono lo spettatore in costante tensione. Non c’è un’ouverture iniziale. La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, ovviamente nelle tre celebri romanze, una per atto (“Recondita armonia”, “Vissi d’arte”, “E lucean le stelle”), che rallentano in direzione lirica la concitazione della vicenda.

Il vertice drammatico si raggiunge nel secondo atto, che vede come protagonista il sadico barone Scarpia, nel quale l’orchestra pucciniana assume sonorità che, secondo la critica, anticipano l’estetica dell’espressionismo musicale tedesco. Puccini è da sempre considerato il compositore che più di tutti ha manifestato, con la sua musica, un’attrazione speciale per l’universo femminile.

Lo pensa anche il soprano Arteta che in una recente intervista ha confessato: “Avrei voluto tanto conoscerlo per chiedergli come ha fatto capire così profondamente la psiche delle donne. Quando io canto Puccini mi sento identificata. Un uomo che capisce le donne così io avrei voluto conoscerlo, perché non esiste o comunque sono molto rari. Puccini fa una radiografia alle donne”.

 

di Francesco Rossetti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien