Chioschi nel parco delle Mura, Vandelli: “Si conferma l’obiettivo di limitarle a cinque”

“Confermiamo l’obiettivo dell’Amministrazione di limitare a cinque i chioschi nel parco delle Mura e di dimensioni non superiori a quelli già realizzati. Non ci sono automatismi per cui le sentenze del Tar e del Consiglio di stato sui chioschi Lido Park e del Cedro portino alla possibilità di esercitare e ottenere il rilascio del titolo così come era stato originariamente individuato”.

Lo ha affermato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 24 gennaio, in risposta all’interrogazione, trasformata in interpellanza, di Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia illustrata da Antonio Baldini sulle iniziative a contrasto del “parziale degrado” del Parco delle Mura.

Il consigliere Antonio Baldini, illustrando l’interrogazione, in particolare, ha chiesto quali siano le intenzioni del Comune rispetto ai chioschi del Cedro e Lido Park, su cui “le pronunce di secondo grado emesse in sede amministrativa hanno come conseguenza la ‘reviviscenza’ dei permessi di costruire risalenti agli anni 2012-2013”. Baldini ha chiesto inoltre se sono state avviate trattative con i soggetti coinvolti “al fine di giungere ad una soluzione bonaria dell’intera vicenda, che preveda eventualmente forme di incentivo, indennizzo o risarcimento” e, più in generale, “quali iniziative o progetti l’Amministrazione comunale abbia intrapreso o intenda portare avanti per rianimare l’area del Parco delle Mura e, in particolare, del Parco Sandro Pertini”.

L’assessora ha spiegato che “gli uffici comunali stanno lavorando per verificare la validità del titolo e la qualità dei soggetti subentrati laddove ci sono state cessioni, senza contare che, per legge, se i lavori non sono iniziati entro 5 anni dal rilascio dell’autorizzazione, occorre una nuova valutazione da parte della Soprintendenza della conformità all’interesse tutelato”.

Vandelli ha inoltre sottolineato che i titoli edilizi rilasciati in passato erano attuativi di un Piano di recupero del parco della Pubblica Amministrazione che ha avuto diverse modifiche e, oggi, è confermata la volontà a non realizzare più il Piano previsto inizialmente, né in termini di numero di chioschi né di dimensioni. “Gli uffici stanno predisponendo un nuovo progetto”, ha proseguito. “In particolare, al settore Lavori pubblici è stato attivato un gruppo di lavoro per dare corpo al progetto dei cinque chioschi, con particolare attenzione alla riqualificazione del Lido Park, ridotto nelle sue dimensioni e dove è ancora presente un’edicola vincolata. Si vuole tornare a una visione del parco non come luogo di intrattenimento – ha precisato – ma come spazio per passeggiate, luogo di incontro e socializzazione, in cui i cinque chioschi contribuiscano in termini di presidio dell’area e siano di servizio alla popolazione. In questo senso, si mantiene un certo rigore rispetto alle attività che si possono svolgere”.

L’assessora ha ricordato poi come oltre alle sentenze amministrative, nel 2021 è stato chiuso il procedimento penale aperto nel 2014, “che ci consegna una situazione abbastanza chiara dal punto di vista del procedimento e anche delle responsabilità o meno di questo stallo: abbiamo ottenuto il dissequestro delle aree in cui erano iniziati i lavori – ha sottolineato – e, l’impegno preso a mantenere un certo rigore e a ridurre il numero di postazioni, oltre alla dimensione dei chioschi, ha permesso di superare la situazione di degrado che si era venuta a creare e di arrivare all’ultimazione di tre chioschi e all’avvio della loro attività”.

Vandelli ha quindi precisato che “a oggi è stata attivata una mediazione facoltativa per risarcimento del danno da uno dei titolari e l’Amministrazione si sta attivando in quella sede. Siamo sempre stati disponibili – ha aggiunto – a valutare operazioni di accordi con i privati che insieme all’Amministrazione sono stati parti lese dal contenzioso del processo penale, come abbiamo fatto con i primi tre chioschi attivati, ma sino a oggi si è palesata la difficoltà da parte dei privati a dimostrare quale sia stato effettivamente il danno economico attuale subito, se non quello teorico o le mere aspettative che, ovviamente, l’Amministrazione non può riconoscere. I pochi dati certi esibiti da coloro che non hanno potuto attivare l’intervento – ha concluso – riguardano infatti il costo di progettazione degli interventi e il costo di acquisizione della disponibilità delle aree dal precedente titolare”.

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