Il passato e la storia sono considerati, oggi, quasi come inutili fossili. Ma la crisi crescente della storia, l’assenza di una memoria ragionata e di una continua consapevolezza critica sul significato della storia “mettono in crisi l’essenza stessa della democrazia e possono rendere nuovamente possibili in futuro terribili forme di violenza come la Shoah”. È questo il concetto intorno al quale si è sviluppato il discorso di Carlo Altini, direttore scientifico della Fondazione San Carlo e professore di Storia della filosofia a Unimore, intervenuto in Consiglio comunale, nella seduta di ieri, giovedì 21 gennaio, nel corso del momento di riflessione che ha aperto il programma di iniziative per il Giorno della Memoria 2021.
Introdotto dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli e dal presidente del Consiglio Fabio Poggi, Altini ha ricordato che la scoperta del campo di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio di 76 anni fa, non la prima di un campo di concentramento da parte delle truppe dell’Armata rossa, fu quella che fece compiere un salto decisivo nella percezione della tragedia subita dagli ebrei per mano dei nazisti, e per questo la giornata è stata scelta dall’Onu, nel 2005, come Giorno della Memoria. Ma fino al 1961, quando fu celebrato a Gerusalemme il processo contro Eichmann, la comunità internazionale non accese davvero i riflettori su questa tragedia.
“Senza una memoria ragionata e una consapevolezza critica della storia – ha detto Altini – la Shoah potrebbe sparire dal nostro orizzonte così come a lungo non vi era apparsa. Per questo il Giorno della Shoah ci interroga sul nostro modo di considerare la storia: la storia è il luogo della complessità, delle contraddizioni tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è possibile, tra ciò che è ideale e ciò che è realistico. La ricerca storica ha il compito di distinguere tra verso e falso, tra ciò che è che è vivo e ciò che è morto, senza dogmatismi e pregiudizi ideologici. Possono esistere opinioni differenti sui motivi della Shoah, e sulle modalità della cosiddetta soluzione finale, ma non si può mettere in discussione che sia avvenuta. La Shoah è un fatto e come tale non può essere contestato. Questa è una questione – ha proseguito Altini – che investe non solo la scrittura della storia, ma la qualità della nostra democrazia che non può ridursi a essere mera espressione delle più strane opinioni o della mera volontà della maggioranza, e deve, invece, fondarsi su valori civici come educazione, conoscenza, lavoro, responsabilità, solidarietà e rispetto. Perché le maggioranze che hanno agito nella storia senza questi valori, come sappiamo, hanno governato il Colosseo decretando la vita e la morte e hanno eletto Hitler”.
Altini ha ricordato, quindi, come un ruolo fondamentale nell’opera di trasmissione e valorizzazione del passato, “rafforzando la consapevolezza della complessità della storia e opponendosi alle forme di banalizzazione e disinformazione spesso presenti nel discorso pubblico”, sia svolto dal Comitato per la storia e le memorie del Novecento, che ha curato anche il programma di iniziative per il Giorno della Memoria.
Nella sua introduzione, il sindaco Muzzarelli ha affermato che “ricordare la Shoah è un’occasione per fare memoria ma, soprattutto, per riflettere sull’oggi. La tragedia dell’Olocausto ha riguardato, e ancora oggi riguarda, tutti noi e non soltanto gli ebrei che ne furono le prime vittime designate, insieme a tutti coloro che erano considerati diversi, dai rom agli omosessuali”. Muzzarelli ha ricordato che, prima ancora di togliere loro la vita, i nazisti avevano sottratto alle vittime tutte le qualità e le peculiarità che costituiscono l’essere umano: “Avevano negato loro l’umanità e questo avveniva nell’indifferenza di tanti, un’indifferenza che è l’anticamera della barbarie”. Citando Liliana Segre, “la nostra concittadina onoraria, che come gli altri sopravvissuti ai campi di concentramento ci ha dato una straordinaria dimostrazione di coraggio”, il sindaco ha sottolineato che “la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza. Se oggi, come è accaduto durante la guerra, noi accettiamo i muri, i fili spinati, le sopraffazioni e il razzismo rischiamo di cadere nuovamente nell’orrore. Dobbiamo, invece, continuare ad affermare ogni giorno i diritti umani e sociali, la pace, la libertà, la democrazia, l’impegno contro la sopraffazione e per la giustizia. Come hanno fatto i testimoni diretti della Shoah, oggi sempre più rari, e la nostra straordinaria Aude Pacchioni che ci ha lasciato una grande responsabilità. Ma la responsabilità oggi è nostra: l’impegno per la memoria e il futuro deve coinvolgere tutte e tutti noi, a partire da chi ha responsabilità istituzionali. Ricordiamo oggi, ricorderemo domani, per non riportare indietro le lancette del tempo”.
Nel suo intervento, il presidente Poggi ha evidenziato che “la memoria è un processo dinamico che ogni anno deve portarci a leggere diversamente il nostro vissuto. In questo anno ancora di più. Commemorare, fare memoria insieme, vuol dire condividere ciò che la storia ci dice intimamente e quindi eticamente. Farlo ancora una volta per quanto successo 80 anni fa, ci servirà senz’altro anche per questa nostra travagliata storia presente“.