“A Modena Park puoi starci anche tutta la vita”, cantava Ivan Graziani in una canzone fin troppo dimenticata del 1979. Naturalmente non parlava dell’attuale Parco Enzo Ferrari, ormai diventato Modena Park nell’immaginario collettivo dopo il grande concerto di Vasco Rossi del 2017, così come non si riferiva ad esso il Blasco nazionale nella sua “Colpa d’Alfredo”. Cosa fosse il Modena Park per i due cantautori è difficile da dire, mentre è molto più facile scoprire la storia di quello che è diventato Modena Park per i modenesi e non solo per loro.
Come molti ricorderanno nell’area dell’attuale Parco Ferrari si trovava l’aerautodromo di Modena, un impianto sportivo sul quale si disputarono per diversi anni gare di automobilismo e motociclismo, dal celebre Gran Premio di Modena per vetture di Formula 2, ad importanti competizioni motociclistiche, l’ultima delle quali, disputata il 21 marzo del 1976, fu vinta nientemeno che dal grande Giacomo Agostini. Lo stesso Agostini, in un’intervista rilasciata a Vivo qualche anno fa, definì “la Piccola Indianapolis” – così fu chiamata da qualcuno la pista modenese – come “un circuito particolare, non molto lungo e con poche tribune al punto che, proprio grazie alle sue dimensioni, si poteva vedere tutto il tracciato e non solo singole porzioni”.
Costruito nel 1949, l’Aerautodromo di Modena fu inaugurato il 7 maggio del 1950 con un Gran Premio vinto dal grande Alberto Ascari. Fu utilizzato anche come aeroporto e come pista di collaudo per le case automobilistiche della zona. La stessa Ferrari, ad inizio anni ‘70, prima di costruire la propria pista di Fiorano, vi collaudava le monoposto di Formula Uno. Abbandonato il ruolo di aerautodromo, l’area fu utilizzata nel 1977 per la festa nazionale dell’Unità, quella dell’ormai celebre comizio di Enrico Berlinguer più volte citato in questi giorni che, secondo le cronache dell’epoca, vide la presenza di oltre 500 mila persone.
L’idea di trasformare l’ex autodromo in un grande parco pubblico, vero polmone verde a pochi passi dal centro storico della città, risale invece al 1979, a cui seguì, l’anno successivo, il progetto realizzato dal noto architetto Leonardo Benevolo e dal paesaggista inglese Geoffrey Jellicoe. Un progetto che vide, però, la sua realizzazione soltanto dieci anni più tardi, nel 1991, quando il nuovo parco fu intitolato al “Drake” Enzo Ferrari. Al fondatore della scuderia del Cavallino poi è stato dedicato il monumento alto 6,70 metri e posto nell’angolo nord-est dell’area verde, commissionato nel 1998 allo scultore Marino Quartieri dal figlio del “Drake” Piero Ferrari.
di Giovanni Botti