Il Modena targato Rivetti corre forte e non solo con la prima squadra. Con il responsabile Mauro Melotti (in foto assieme al mister Attilio Tesser) abbiamo fatto il punto della situazione del settore giovanile canarino, uno dei cardini della società di viale Monte Kosica.
Melotti, che stagione è stata per le squadre del settore giovanile del Modena?
Sono molto soddisfatto, quattro squadre su sei sono arrivate ai play-off. Ma non è il risultato che conta, bensì il miglioramento dei ragazzi, il nostro unico scopo.
Ci saranno dei cambiamenti in vista della prossima annata?
Si, verso il basso. Prenderemo dentro più squadre dall’Accademia. Con Dall’Omo abbiamo una collaborazione molto importante. Cerchiamo sempre di partire dal basso per trovare linfa nuova per il nostro settore giovanile.
Quali sono invece gli eventi estivi in programma?
Faremo dei tornei. La Primavera ne sta facendo uno a Forlì, nel quale ha vinto le prime partite. Le altre faranno amichevoli e tornei in giro per la provincia, ma non solo: andremo anche Ferrara e in montagna a Fanano. Fino al 15 giugno saremo operativi.
Da quando gestisce il settore giovanile, il Modena ha ricominciato a sfornare talenti, appetibili per le grandi squadre. Gli esempi di Abiuso all’Inter e Spaggiari alla Fiorentina ne sono la prova…
Sono cose che ci danno soddisfazione, ma il mio scopo personale, e penso anche quello della società, è quello di vedere un ragazzo del nostro settore giovanile debuttare allo stadio Braglia davanti ai tifosi.
Quali sono le caratteristiche, anche umane, che cercate?
Non siamo solamente attenti ai discorsi tecnico-tattici, cerchiamo di insegnare ai ragazzi l’educazione sportiva, e di abituarli a cosa voglia dire diventare calciatori. Non è una cosa semplice, e a me non piace chiamare allenatori coloro che lavorano nei settori giovanili: sono istruttori ed educatori. Siamo molto attenti all’aspetto comportamentale e ci interessa molto che i ragazzi vadano bene a scuola.
C’è un regolamento interno per far parte del settore giovanile?
Si, non solo per i ragazzi, ma anche per gli staff: devono seguire le linee guida societarie, che annualmente vengono date.
E per quanto riguarda i genitori?
Assolutamente. Faccio riunioni annuali con i genitori nelle quali spieghiamo che il loro comportamento deve essere preciso e corretto. Non potendo punire i genitori, ci rimettono poi i figli. Se i genitori sono maleducati in tribuna, i ragazzi faranno allenamento durante la settimana ma alla domenica andranno in tribuna.
Come può fare il settore giovanile del Modena ad essere attrattivo e battere la concorrenza?
Idealmente ciò che ci porta ad essere competitivi sono la serietà e la correttezza. Noi guardiamo molto all’educazione e la nostra proprietà lo ha messo per iscritto che l’etica è molto importante. Abbiamo una concorrenza spietata, ma il fatto di essere stati promossi in serie B non fa altro che accelerare quelli che sono i processi di avvicinamento alle altri grandi realtà del territorio.
Come procedono invece le collaborazioni con le altre società del territorio e non?
Molto bene. Siamo molto soddisfatti delle trenta società del territorio con cui collaboriamo più strettamente. Con la prossima stagione inizieremo uno scambio culturale, già cominciato quest’anno, con l’Inter, con la quale abbiamo fatto degli stage. La nostra collaborazione dev’essere soprattutto nell’hinterland.
Passiamo alla prima squadra. Nel corso di tutta la sua vita calcistica l’è mai capitato di assistere ad un gol come quello segnato da Gagno?
No, onestamente non mi è mai capitato. L’ho accolto con molto piacere, quei due punti hanno contribuito molto alla nostra promozione, ma non mi piace parlare di fortuna. Quest’anno doveva finire in questo modo, i ragazzi hanno fatto un campionato straordinario e sono stati veramente eccezionali. Tesser e il suo staff hanno lavorato con grande serietà per costruire un gruppo coeso.
Che campionato di serie B sarà il prossimo?
Mi fa piacere che il Modena sia tornato in un campionato che merita. Sarà molto difficile, ma conoscendo il valore del gruppo, farà meno fatica in un torneo in cui le squadre ti lasciano giocare, piuttosto che in serie C in cui ti aggrediscono in ogni zona del campo.
di Mattia Amaduzzi