Modena, Primavera 3: play off al via, la nostra intervista al tecnico Paolo Mandelli

(Foto Modena FC)

Sabato 15 aprile prendono il via i play off di Primavera 3, campionato a cui partecipa anche il Modena. I giovani gialloblu, terzi nel Girone A, se la dovranno vedere con la squadra giunta quarta ovvero la Pro Vercelli. Essendo arrivati davanti in classifica, avranno il vantaggio di poter passare il turno anche con due pareggi. La gara d’andata, il 15 aprile, si giocherà a Vercelli, il ritorno, il 22, a Bomporto. Per fare il punto della situazione sul campionato e sui play off di Primavera 3, abbiamo fatto una chiacchierata con il tecnico gialloblu Paolo Mandelli.

Paolo innanzitutto un bilancio di questa prima fase. Avete raggiunto i vostri obiettivi?
Ma guarda, visto che nessuna squadra veniva promossa direttamente, l’obiettivo era entrare nei play off e poi giocarci la vittoria del campionato. E’ chiaro che meglio ti posizionavi e meglio era. Anche solo il fatto di essere stati in lizza fino all’ultimo per il primo posto mi rende soddisfatto della nostra regular season. Di sicuro abbiamo sbagliato qualche partita, ma ne abbiamo giocate anche tante molto bene. Siamo stati il miglior attacco e sono contento di come si è espressa la squadra. Spero che le difficoltà che abbiamo incontrato durante la stagione ci siano servite per affrontare più maturi questa fase finale.

Ora dovrete affrontare la Pro Vercelli. Che squadra è?
E’ un ottima squadra che ha attraversato momenti di euforia alternati ad altri con qualche difficoltà. E’ stato un campionato molto livellato, in cui solo una squadra, alla fine, non era coinvolta ne nella lotta promozione ne in quella per la salvezza. C’erano sei o sette squadre, tra cui noi, con valori non troppo distanti.

Al tuo primo campionato sulla panchina del Modena, che livello hai trovato in questa Primavera 3?
Rispetto alla Primavera 1 è normale che ci sia un po’ di differenza, sia dal punto di vista fisico che da quello anagrafico. In Primavera 1 si possono usare tantissimi fuori quota 2003, addirittura otto, mentre in Primavera 3 l’età anagrafica è tendenzialmente più bassa. Noi abbiamo giocatori che, per la maggior parte, sono del 2005. Secondo me però è un campionato di buon livello.

Un tuo giocatore, Mordini, è stato anche convocato in prima squadra. Pensi che abbia le qualità per entrarci in pianta stabile?
Mordini ha fatto, sino ad oggi, un ottimo campionato, segnando 13 gol, e quando è stato chiamato ad allenarsi con la prima squadra ha dimostrato di essere all’altezza della situazione e si è fatto apprezzare. Poi è chiaro che le valutazioni spetteranno alla società.

Tu sei stato tra i protagonisti della crescita del settore giovanile del Sassuolo. Cosa servirebbe per ripetere quell’esperienza qui a Modena?
Innanzitutto del tempo, perché non sono cose che si possono fare dalla mattina alla sera. Poi ci vuole la volontà e anche i mezzi economici, per portare avanti un certo discorso, visto che bisogna fare degli investimenti. Secondo me uno può commettere anche degli errori, ma quando si fanno le cose con logica e programmazione alla lunga i risultati arrivano.

Il centro sportivo sarebbe importante?
Eh si, è uno di quei tasselli che farebbe fare davvero un salto di qualità, perché creerebbe appeal e appartenenza dando qualità al lavoro. Io sono stato al Chievo, dove c’erano due centri sportivi, e a Ferrara dove ce n’era uno piccolino, che comunque ti dava una qualità nel lavoro impagabile.

Cosa ne pensi della questione squadre B?
Guarda, io sinceramente sono un po’ scettico su tutte queste cose. Prima hanno inserito promozioni e retrocessioni nel campionato Primavera per farlo diventare più competitivo e di conseguenza si è alzata l’età anagrafica, poi adesso c’è chi fa polemica perché dice che così vecchi non si può giocare ancora in Primavera. Io credo che alla fine, al di la di tutto, quello che conti sia la volontà di società e allenatori di puntare sui giovani e credere in loro, il coraggio di far giocare i ragazzi che meritano. Io ricordo di essere passato dalla Primavera alla serie B nella Lazio dopo aver fatto il settore giovanile all’Inter ed essere stato pochissimo in prima squadra, però non avvertii questo sbalzo tra Primavera e calcio dei grandi. Il settore giovanile serve a formare un ragazzo fino ad un certo punto, poi è inevitabile che il salto ulteriore di qualità lo può fare solo in prima squadra.

Hai avuto diversi allenatori importanti, da Zeman a Gianni De Biasi, da chi hai preso di più?
Uno cerca di prendere un po’ da tutti gli allenatori che ha avuto, prendere le cose positive, ma anche evitare di ripetere quelle negative. Poi è vero, io ho avuto Zeman per 3 anni, e lui è un allenatore che ti lascia una traccia dentro, perché ti spinge a voler giocare a calcio, a voler attaccare a cercare di far gol e di far divertire la gente. In questo modo spinge anche te a divertirti mentre giochi. Si parla tanto di coaching, di motivazione, io credo che alla fine la motivazione più forte nel calcio sia ancora proprio il gioco, il divertimento.

Questa società sembra voler puntare molto sui giovani…
Assolutamente, trasmettono sicuramente quello e io sono venuto qui, oltre al fatto che Modena è la mia città ed è casa mia, proprio perché loro mi hanno dato l’impressione di voler costruire qualcosa di importante. Se hai scelto di fare il mio mestiere e di lavorare con i giovani sai di non essere davanti ai riflettori e quindi la motivazione più grande è quando vedi i ragazzi crescere e lavori per una società che vuole quello.

L’obiettivo a questo punto è cercare di vincerli questi play off…
Si certo, visto che ci siamo guadagnati il diritto di provarci. Nello sport di alto livello la vittoria è importante. Si è discusso tanto che sui ragazzini non bisogna insistere sulla vittoria e via discorrendo. Per me non è vero, nello sport c’è chi arriva primo, chi arriva secondo e chi arriva terzo e i bambini devono essere subito educati a questo, educati alla vittoria e alla sconfitta. Noi ci siamo guadagnati la possibilità di giocare questi play off e adesso faremo il massimo per vincerli. Tra l’altro, per la società, passare dalla Primavera 3 alla Primavera 2 vorrebbe dire fare un salto di livello importante.

Eri nel Modena che iniziò la sua grande cavalcata con De Biasi. Che ricordo hai di quella stagione?
Ho ricordi molto belli. Io arrivai a Modena cinque anni prima di quel campionato, sperando di trovare l’annata giusta un po’ prima. Quando è arrivata avevo già una certa età e ho fatto in tempo a vincere quel campionato di C prima di andare a Sassuolo. Però ricordo che quell’anno lì fu un anno magico, uno di quelli in cui, fin dal ritiro, non si sa perché, ma si incastrano tutte le cose. Come se partisse un treno che non riesci a fermare e chiunque sale sopra risulta vincitore.

di Giovanni Botti

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