Quattro incontri con autori molto diversi, con proposte di riflessione altrettanto eterogenee: dalle origini dell’aceto balsamico al turismo del futuro, dall’omicidio Calabresi alla scoperta del proprio personale “maestro interiore”. Gli appuntamenti, a ingresso libero con green pass, si svolgono presso la Chiesa di San Carlo a Modena dal 4 al 20 maggio: sono organizzati da BPER Banca in collaborazione con la libreria Ubik di Modena, la rassegna “Ne vale la pena” e Radio Bruno, hanno il patrocinio del Comune di Modena, della Fondazione Collegio San Carlo e, per la prima volta, del Salone del libro di Torino.
Si comincia mercoledì 4 maggio alle 20.45 con Giorgio Giusti, avvocato modenese, che presenta il suo libro “Oronero. Una storia un viaggio un labirinto” (Edizioni Galleria Mazzoli) insieme a Vittorio Sgarbi (foto), che ne firma l’introduzione. Giusti in questo volume svolge un’indagine sull’origine dell’Aceto Balsamico dimostrando come esso non sia un prodotto ferrarese, giunto a Modena tramite gli Estensi che lì si trasferirono a seguito della istituzione di Modena come nuova Capitale del Ducato di Modena e Reggio. Ma l’aceto, dimostra l’autore, non ha neanche origine reggiana, come alcuni sostengono facendolo risalire ai Canossa, attraverso la narrazione della vita di Matilde fattane dal monaco Donizone. E dimostra anche che l’aceto non fosse un prodotto elitario, l’“aceto del Duca”, bensì che il Duca lo trovò radicato già da tempo in questo territorio. Un prodotto quindi che sale dal basso, legato al territorio modenese: lì gli Estensi lo scoprirono e gli diedero poi fama. Questa la tesi dell’autore, ironicamente contestata da Vittorio Sgarbi nella sua introduzione: il critico, di origine ferrarese, parteggia per la tesi che l’aceto provenga proprio dalla sua città natale, portando avanti l’inesauribile bagarre sull’origine di questo prezioso prodotto.
Come sarà il turismo del futuro (o come vorremmo che fosse)? Lo racconta Michil Costa, albergatore, uomo di cultura, ambientalista e visionario, nel nuovo libro “FuTurismo” (Edizioni Raetia) che presenta sabato 7 maggio alle 18. Costa si augura che il turismo del futuro possa avere nuova vita e rivaluti il concetto di ospitalità: per questo fa un appello contro la monocultura turistica, ovvero un’offerta sempre più stereotipata, omologata che ormai sta dilagando su tutto il pianeta; l’aspetto estetico delle costruzioni è sempre più anonimo, impersonale ma soprattutto gigantesco e impattante, dove invece sarebbe necessario rimanere sullo sfondo e lasciare il palcoscenico alla natura. Si scaglia anche contro il turismo porno-alpino, la mercificazione del territorio che vede il profitto come unico scopo aziendale. Dobbiamo definitivamente scegliere: orgiastico luna park dolomitico o momenti di piacere per scalatori, escursionisti e ciclisti? Le pagine del libro vogliono essere un dialogo, un confronto con chi vuole condividere il concetto di ospitalità.
“La crepa e la luce” (Mondadori) è il racconto di un cammino, quello che Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, ha percorso dal giorno dell’omicidio del marito, cinquant’anni fa. Giovedì 12 maggio alle 20.45 l’autrice racconta la sua strada tortuosa che, partendo dall’umano desiderio di vendetta di una ragazza di 25 anni con due bambini piccoli e un terzo in arrivo, l’ha condotta, non senza fatica, al crescere i suoi figli lontani da ogni tentazione di rancore e rabbia e all’abbracciare, nel tempo e con sempre più determinazione, l’idea del perdono. Un racconto che, partendo dalla vita di una giovane coppia che viene sconvolta dalla strage di Piazza Fontana, attraversa mezzo secolo, ricucendo i momenti intimi e privati con le vicende pubbliche della società italiana. Un’intensa e sincera testimonianza sul senso della giustizia e della memoria. Una storia di amore e pace.
Sperimentiamo costantemente dentro di noi inquietudine, paura, talora angoscia, e un ribollire di emozioni che obbliga la mente a un duro, continuo lavoro. Eppure ciascuno possiede nel profondo la forza necessaria per sciogliere il nodo delle assillanti domande che tormentano l’esistenza. Venerdì 20 maggio alle 20.45 Vito Mancuso presenta il suo nuovo libro “La mente innamorata” (Garzanti), dove sostiene che l’equilibrio tra l’irrazionalità dell’amore e la pura logica della mente è ancora possibile: per dimostrarlo chiama a raccolta le vite e le esperienze di grandi del presente e del passato – da Dante a Hannah Arendt, da Giordano Bruno a Etty Hillesum – in un ideale pantheon di menti innamorate capaci di conquistare quella grazia che è il frutto più bello di ogni educazione spirituale. A partire dal loro luminoso esempio, Mancuso indica la strada da percorrere per dare ascolto al maestro interiore che ognuno custodisce dentro di sé, e raggiungere uno stato di felicità dell’esistenza puro e allo stesso tempo reale, sognante ma a occhi aperti, che rappresenta il dono maggiore che si possa ricevere dalla vita.