Modena Ieri & Oggi, il carnevale ai tempi del Duca

Il Carnevale, la festa del mondo alla rovescia in cui i nobili diventano contadini e i contadini nobili e tutto è consentito, ha sempre avuto come oggetto rappresentativo la maschera. La nostra città, durante il Rinascimento, era davvero rinomata per la fabbricazione delle maschere di carnevale che erano ricercate ovunque, (Venezia, Firenze, Roma), perché possedevano una caratteristica che le rendeva uniche, quella di adattarsi perfettamente al volto, alterandone la fisionomia. Basti pensare che l’espressione “volto modenese” era spesso utilizzata come sinonimo di maschera. Il cronista Lalli, nella sua “Franceide, ovvero del mal francese”, ricorda che erano molto apprezzate anche oltralpe. Gli stessi duchi Estensi erano soliti travestirsi. Nella cronaca Spaccini si parla di “un vestimento da tedesco rosso e giallo di tela” fornito al principe Rinaldo nel 1623.

Ma come si svolgeva il carnevale nella Modena rinascimentale e ducale? Innanzitutto durava di più di oggi e pare che il periodo carnevalesco iniziasse addirittura il giorno di San Geminiano. Sandrone e il suo discorso dal balcone del palazzo comunale erano ancora lontani a venire e il divertimento principale consisteva proprio nel travestirsi, nel partecipare alla festa collettiva e farsi ammirare. Al Duca spettava di concedere la licenza di “andare in maschera”, a meno che gravi fatti non intervenissero a turbare la quiete pubblica.

A volte le autorità sospesero i festeggiamenti facendo ricorso ai pronostici degli astrologi che, preannunciando per il mese di febbraio nevicate, diluvi e intemperie, creavano un tale timore di possibili calamità, da placare gli animi irritati per i mancati festeggiamenti. Un elemento fondamentale nelle feste mascherate era la musica, sia vocale che strumentale. Orazio Vecchi, musicista e poeta, si assunse l’incarico per alcuni anni tra ‘500 e ‘600 di trasformare il carnevale in una gara di abilità e lui stesso poneva una cura particolare nella composizione delle polifoniche “mascherate”, che divennero un vero e proprio genere musicale. A cominciare fu proprio il Vecchi nel 1599 con la mascherata dei panettieri.

Nel periodo del carnevale la corte Estense imbandiva cene e banchetti sontuosi e, nel limite delle loro possibilità, cercavano di fare altrettanto tutti i cittadini. Le prelibatezze più apprezzate, oltre alla salciccia fina di Modena, erano le starne, le pernici, i fagiani e, a fine banchetto, i finocchi rivestiti di zucchero cristallizzato, consumatissimi dai signori come dagli artigiani. Sede privilegiata dei divertimenti però era il teatro e uno degli spettacoli “di moda” ad inizio ‘600 erano le commediole in vernacolo del docente di greco e latino Cesare Pasqualino, recitate con successo dai suoi scolari. La corte Estense invece era solita abbinare al carnevale il palio, la quintana e le giostre che si disputavano sulla piazza.

di Giovanni Botti

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