Modena Ieri & Oggi: quando in città si girava in tram

Il 1881 fu un anno che segnò una svolta importante per la città di Modena, in quanto venne inaugurato il primo servizio tranviario a cavalli. Inizialmente la tratta percorsa era compresa tra Piazzale Sant’Agostino e la Stazione di Piazza Dante, ma il nuovo mezzo di trasporto pubblico suscitò numerose polemiche, in particolar modo tra i vetturini che ritenevano che le vibrazioni dei tram potessero compromettere la stabilità della Ghirlandina. Ovviamente erano polemiche dettate soprattutto dal fatto che la tranvia avrebbe di fatto soppiantato il trasporto mediante calessi e carrozze. Per i primi trent’anni i tram modenesi non subirono grandi mutamenti, ma nel 1910 l’Azienda Elettrica Municipale decise di dotarsi di tram elettrici, al posto di quelli a trazione animale.

Due anni dopo venne finalmente inaugurata la tranvia elettrica, che serviva la città con due linee che collegavano il centro alle principali frazioni. Le vetture a disposizione dell’azienda erano quindici e nel 1925 le linee passarono da due a cinque. Quello fu il periodo di maggiore splendore per i tram modenesi, che nel decennio successivo cominceranno invece a cadere in declino. Nel 1936 infatti, le tranvie suburbane vennero trasformate in autolinee e restarono in funzione solamente le tre tratte urbane. Quattro anni dopo l’Italia entrò in guerra e anche il trasporto pubblico modenese risentì pesantemente degli eventi del secondo conflitto mondiale tanto che, nel giugno del 1944, venne definitivamente sospeso il servizio urbano tranviario ed automobilistico.

A seguito della Liberazione riprese in città il servizio tranviario in due sole tratte, anche perché il parco rotabile risultava ridotto a sole otto motrici, ma il canto del cigno per i tram geminiani era sempre più vicino. Le vetture erano ormai obsolete e anche la velocità commerciale di soli 10 km/h rese i tram sempre meno competitivi rispetto agli autobus. Proprio in questi anni l’A.E.M. pensò a due possibili soluzioni: una prevedeva un servizio filoviario che avrebbe integrato quello tranviario già esistente, mentre l’altra avrebbe puntato su una trasformazione di tutto il servizio urbano in filoviario. Alla fine prevalse la seconda opzione e il 22 ottobre del 1950, sulla tranvia modenese calarono i titoli di coda e il trasporto pubblico urbano venne monopolizzato dai filobus.

Oggi dei tram modenesi restano solo delle foto ingiallite e qualche gancio di sostegno della linea aerea sulle facciate di alcuni edifici del centro storico. Il filobus invece è sempre lì con i suoi bifilari e a sessantasette anni di distanza si può tranquillamente dire che abbia avuto vita migliore rispetto al suo predecessore a rotaie.

 

La Curiosità: Sette, la linea ammiraglia

Forse non tutti sanno che tra le linee filoviarie modenesi ne esiste una che può definirsi storica, visto che da oltre quarant’anni copre la medesima tratta: stiamo parlando della 7, che collega il Polo Universitario di Via Gottardi a Viale Gramsci, passando per il Policlinico, la Via Emilia e la Stazione FS. A Modena la linea 7 comparve per la prima volta nel 1954, quando collegava Piazza Torre al quartiere Sacca, ma la sua vita fu assai breve. Negli anni Sessanta venne realizzato nella zona di San Lazzaro il Policlinico, che a partire dal 1967 venne servito dal nuovo 7 che aveva l’altro capolinea alla Stazione FS.

Filobus 7

Fino al giugno del 2001 il percorso restò invariato e a cambiare furono solo gli utenti e i mezzi. Dai Fiat 2411 Cansa e Menarini si arriva ai recenti Autodromo Bussotto lunghi 18 metri, senza dimenticarsi dell’Iveco 2471 Socimi che furono i filobus tipici della Modena di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta. Dall’estate del 2001 il 7 dalla Stazione arriva fino a Viale Gramsci attraversando il cavalcaferrovia della Sacca e cinque anni dopo è stato realizzato anche il prolungamento che dal Policlinico porta i bifilari fino a Via Gottardi mediante l’attraversamento di una filopista all’interno della struttura ospedaliera. Ancora oggi la 7 è la linea principale della città e continua ad essere presente lungo la Via Emilia come se fosse, e forse lo è veramente, parte integrante del centro.

di Francesco Bedoni
(Pubblicato su Vivo del 20 Febbraio 2013)

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