Auto a guida autonoma: l’intervista al Professor Francesco Leali

Gli appassionati di automobili e della loro evoluzione, ma anche i diplomati 2018, devono sapere che a Modena abbiamo, tra gli altri, un Corso di Laurea realizzato dai quattro atenei dell’Emilia Romagna e dai dieci principali costruttori automobilistici della regione. E’ il corso in Advanced Automotive Engineering, presieduto dal Professor Francesco Leali del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari e coordinatore del progetto Automotive Academy Unimore. Con lui parliamo di automobili senza pilota, tema di punta del settore.

Come funziona un’auto a guida autonoma?
È un veicolo come tutti gli altri, senza differenze sostanziali, dotato di sensori e sistemi che leggono l’ambiente, recuperano informazioni e le elaborano in modo intelligente, per capire che interventi realizzare e trasformarli in comandi. La guida autonoma si basa su dispositivi già in commercio come, ad esempio, quelli che aumentano la frenata se c’è un pedone o leggono la riga in autostrada e sterzano. Questi sistemi, però, prevedono un utente con le mani sul volante, mentre in quello totalmente a guida autonoma, il veicolo ragiona da solo, senza utente.

Sulla lettura delle informazioni, cosa è in grado di riconoscere il sistema e cosa no?
Sensori come radar, laser o telecamere, leggono le immagini, il sistema è addestrato a riconoscere il profilo di un oggetto, un pedone o altro e sceglie la strategia migliore. L’evoluzione successiva comporta che sistemi dotati di intelligenza artificiale possano riconoscere anche figure per cui non sono addestrati, proprio come accade nel nostro cervello che riconosce l’idea di cane anche se non la associa a una razza. Un altro approccio prevede invece di immagazzinare una mole enorme di dati da cui estrarre le informazioni, grazie a degli algoritmi.

Tra quanto tempo saranno sul mercato le automobili a guida autonoma?
Dal punto di vista tecnologico siamo molto vicini, ma la normativa non è ancora adeguata e i profili di responsabilità in caso di incidente non sono stati risolti, oltre a un problema di carattere etico molto importante. Quando, per evitare un incidente, il veicolo deve scegliere ‘svolto a destra e investo un vecchietto o giro a sinistra e investo un bambino?’ Quale scelta farà? Questo è un problema etico non risolto. Il veicolo autonomo, inoltre, funziona bene in un contesto in cui tutti o quasi sono autonomi, ma prima c’è una lunga fase di transizione dove la guida autonoma coesiste con veicoli che non ce l’hanno.

A giugno la dimostrazione al Ferrari con una Maserati, è stata la prima in Italia?
Collaboriamo con Maserati per indagare alcuni aspetti della guida autonoma ma esistono in Italia molte altre case automobilistiche che svolgono test. Cosa succede a Modena di unico? Modena si sta attrezzando con una smart area, una parte della città dove sperimentare i veicoli, perché per sperimentare in pubblico la guida autonoma, è necessario rispettare alcune regole dettate dal Ministero dei Trasporti. Modena è particolarmente avanti, qui si è creato un clima favorevole. Il Comune ha messo a disposizione dell’Università e delle aziende, tra cui Maserati, l’area nord (ex Mercato bestiame), la prima area in Italia ad aver avuto l’endorsement del Ministero.

In programma ci sono altre dimostrazioni pubbliche?
Sì, abbiamo un importante evento all’Autodromo di Marzaglia il 27 settembre, quando presenteremo lo stato di avanzamento del progetto e di questo tipo di tecnologie.

di Patrizia Palladino

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