Ciclabili, la Ciclofficina: “Il 40% di quelle modenesi sono percorsi ciclopedonali”

Come nelle grandi città e nelle metropoli, anche Modena ha la sua Ciclofficina ed è sotto le gradinate del Novi Sad. E’ la Ciclofficina popolare ‘Rimessa in Movimento’ ed è conosciuta, da chi non la frequenta abitualmente, soprattutto per l’asta annuale delle biciclette. Ne parliamo con Riccardo Tavernari, portavoce per questa intervista dei soci più assidui, a cui chiediamo anche un’opinione sulla rete ciclabile modenese.

Quando è nata la Ciclofficina e come funziona?
L’associazione no-profit Rimessa in Movimento è nata nel 2010, con la fortuna di ottenere subito un angolino nel vecchio deposito bici al Novi Sad. Ci si incontrava per riparare le biciclette, aiutarsi a vicenda e utilizzare gli attrezzi comuni, acquistati con le prime offerte. L’attività di riparazione condivisa è rimasta il cuore dell’associazione ma, negli anni, si sono affiancate altre attività come i corsi di ciclomeccanica, le aste di bici, il cicloturismo popolare, la ciclofficina mobile, la costruzione di bici strane e, ultimamente, anche i test-drive di cargo bike. Le attività sono gestite dai soci e chiunque può iscriversi e portare le proprie idee. Siamo aperti giovedì (21-23) e sabato (17-19). Gli iscritti sono un centinaio, ma i più assidui, quelli che garantiscono le aperture, sono una decina.

Domenica 15 maggio avete partecipato, con “Libera contro le mafie” e Fiab, a una biciclettata per visitare i beni confiscati a Modena, Maranello e Formigine. Insomma, non siete appassionati solo di biciclette…
Spesso veniamo coinvolti da associazioni amiche in eventi che trattano di sicurezza stradale, di consumo critico e di sostenibilità. Questa biciclettata, con il patrocinio dell’Università e dei tre comuni, nasce da un’idea del presidio universitario di “Libera contro le mafie” per far sapere quanto le associazioni mafiose siano radicate anche qui. I beni confiscati sono la prova tangibile della loro presenza e della lotta portata avanti contro di esse.

Come Ciclofficina vi occupate anche di furti, ci racconti come?
All’ultima asta, realizzata con il Comune, abbiamo proposto un banchetto per informare i cittadini su come avvengono i furti e far toccare con mano un bel mucchio di lucchetti tagliati: è stato un successo. La maggioranza, infatti, non ha idea della facilità con cui si rompono i lucchetti a filo “a molla” o le catene. Un lucchetto buono costa 60-80 € e spesso ci sentiamo dire “eh ma mi costa più della bici” ma, a conti fatti, investire in un buon antifurto evita di ricomprare la bici 3-4 volte… quindi conviene!

Molti vi conoscono, appunto, per l’asta delle biciclette. Come è andata quest’anno? Era l’8 maggio e diluviava, se ricordo bene…
Facciamo due tipi di aste: con le bici donate dai soci e con le bici dell’Ufficio Oggetti Rinvenuti, entrambe raccolgono fondi per la mobilità ciclistica, per fornire un’alternativa al mercato nero delle bici rubate e “rimettere in movimento” bici altrimenti abbandonate o buttate. La cultura della riparazione è anche cultura del consumo critico e questo aspetto muove il nostro operato fin dagli inizi. La pioggia di questa edizione ha sfavorito l’afflusso di pubblico, ma chi c’era si è portato a casa una bici decente a poche decine di euro.

A chi pratica la bicicletta, la ripara, la ama e ce l’ha un po’ anche come filosofia di vita, chiedo un parere sulla rete ciclabile di Modena, si può migliorare?
La rete ciclabile modenese farà un vero salto di qualità quando amministratori e tecnici la smetteranno di vedere la bicicletta solo come un mezzo per fare scampagnate e inizieranno a considerarla un mezzo di trasporto come gli altri, usata per andare a scuola o al lavoro. Bene le ciclabili nei parchi, sugli argini o sulle vecchie ferrovie, ma se io devo andare in zona industriale, devo poterci andare in sicurezza, facendo il percorso più breve possibile e senza trovarmi una pista che finisce nel nulla o attraversa la strada cambiando lato 4 volte. Idem i percorsi ciclopedonali, vanno bene per l’utilizzo eccezionale e limitato (come riporta il Codice delle Strada), ma a Modena costituiscono il 40% di quelle che vengono chiamate e conteggiate come ciclabili. L’infrastruttura “ciclabile” costruita nei decenni passati è una pesante eredità, ci vuol coraggio e determinazione per migliorarla. Per fortuna qualche cambiamento si vede e le corsie ciclabili, da poco introdotte nel codice, vanno in questa direzione, ma la loro adozione spesso si scontra anche con la poca cultura dei cittadini nell’accettare questo cambiamento.

di Patrizia Palladino

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