“I nidi non si toccano”, la petizione lanciata da numerose associazioni modenesi

“I nidi non si toccano” questo il nome di una petizione che nel 2019/2020 ha raccolto moltissime firme contro la decisione della Giunta comunale di esternalizzare due nidi, e di un gruppo di discussione a cui hanno partecipato più di 700 operatrici e donne di associazioni femministe, non solo modenesi, con l’adesione di alcune formazioni politiche.

L’iniziativa partiva da Associazione Blu Bramante, UDI di Modena, Luciana Torricelli e Francesca D’Alfonso, coordinatrici storiche dei nidi modenesi. Condividendo alcune delle richieste del sindacato della Funzione Pubblica ci siamo collegate anche alle loro forme di protesta, scendendo assieme in piazza per l’iniziativa Piovono cartoline, il mailbombing ai membri di Giunta e Consiglio .

I punti che avevamo chiari e che ancora restano tali:

  1. I nidi sono servizi universali, vanno garantiti a tutte e tutti, al Nord e al Sud del paese. Un Comune che cede quelli che ha, scegliendo un mero ruolo di controllore, tradisce il suo ruolo e le legittime domande di cittadine e cittadini e denuncia di aver perso, nella sua visione strategica, l’educazione e l’istruzione di bambine e bambini come priorità.
  2. I nidi hanno una storia, fatta principalmente dalle donne: sono stati e devono essere strumenti di autodeterminazione e liberazione. Nella nascita dei nidi sta infatti l’intreccio tra istanze e qualità della cura, opportunità del lavoro e contenuti dell’educazione ed istruzione di bambine e bambini.
  3. La qualità dei nidi, per cui quelli modenesi soprattutto sono diventati famosi, era fatta da: – un lavoro delle donne valorizzato da retribuzioni consone alla funzione svolta, inquadrato in contratti dell’ente pubblico; – partecipazione dei genitori e delle famiglie alla vita del nido; – relazioni costanti con le istituzioni; – condivisione degli obiettivi tra tutti i soggetti della relazione.
  4. Invece di svendere i nidi al privato e/o di passarli ad una fondazione che resta un ente di diritto privato, con un unico proprietario, che decide da solo cosa fare, bisogna tornare ad investire sul lavoro delle donne e sulla qualità educativa dei nidi, entrambi scivolati negli anni al di fuori di standard accettabili.
  5. Parlare di un servizio 0-6 anni continua ad essere un parlare del nulla.
  6. Il metodo con cui queste scelte sono state fatte, ieri come oggi, è antidemocratico nella forme e nei contenuti, nascondendo scelte già fatte dietro il mantra dell’algoritmo.

Per questo ribadiamo il nostro convinto no al passaggio di altri 4 istituti alla Fondazione Cresciamo, invitiamo a respingere la proposta, e in previsione dell’esito scontato e copia conforme di quello dello scorso anno

Chiediamo che la Giunta dia comunque un segnale di ascolto di quanto esprimono le donne e garantisca il contratto degli Enti locali a tutto il personale di Cresciamo.

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