Lapam: a Modena non si trova il 50,8% di personale specializzato necessario

Foto Lapam

Per il mese di aprile 2023 si stima che a fronte di 5.310 assunzioni previste a Modena, 2.697 profili professionali ricercati risultano di difficile reperimento, pari al 50,8%, 3,6 punti percentuali in più rispetto a quella di un anno fa che si attestava al 47,2% (nel 2019 era attorno al 35%).

È quanto fotografa un’analisi dell’ufficio studi Lapam Confartigianato elaborando i dati rilevati mensilmente da Unioncamere-ANPAL per il Sistema Informativo Excelsior. I numeri confermano come le imprese fatichino a trovare personale specializzato da inserire all’interno dell’attività. “Una situazione da non sottovalutare per le nostre aziende – commenta Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato (in foto) – che devono fare i conti una mole di lavoro che, fortunatamente, si sta riprendendo dopo gli anni della pandemia e dei rincari, ma che rischia di rimanere in stand by proprio a causa della carenza di personale”. Come illustra l’analisi dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, nel territorio modenese i lavoratori più difficili da reperire sono operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (non si trovano nell’81,2% dei casi), operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (71,8%) e operai addetti a macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche e prodotti minerali (71,8%).

Tra le cause di questo mismatch, sicuramente vi è la crisi demografica: secondo le stime, nei prossimi 30 anni la popolazione italiana in età da lavoro in Emilia-Romagna registrerà un -13,3%. Focalizzandoci sull’area modenese, a livello provinciale la popolazione complessivamente è aumentata in 10 anni dell’1,2%, ma la fascia 15-34enni si ferma a un +0,4%. Secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021, la quota di NEET (giovani di 15-29 anni né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione) sul totale delle persone di 15-29 anni risulta essere del 17,9% a Modena, in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2019. Tra gli altri motivi del gap tra domanda e offerta di lavoro non si possono escludere l’adeguatezza del candidato che consegue al percorso scolastico e formativo svolto, la precedente esperienza lavorativa, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, l’accesso a strumenti di welfare aziendale, la propensione al lavoro manuale e la flessibilità degli orari. Dopo la pandemia, inoltre, si osserva un minore appeal per lavori a elevata interazione personale o che non consentono forme di smart working.

Chiediamo al Governo di intervenire – conclude il presidente Luppi –: per favorire la riduzione tra la domanda e l’offerta di lavoro serve incentivare e aiutare l’imprenditore ad assumere. Sgravi fiscali, contributi, aiuti: sono solo alcune delle misure che da Palazzo Chigi ci aspettiamo per sostenere le micro, piccole e medie imprese che hanno dimostrato di voler continuare a crescere e a essere un simbolo della cultura del lavoro sul territorio“.

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