‘Sarà un’estate molto calda e poco piovosa’. Intervista al meteorologo Luca Lombroso

Ci attende veramente un’estate rovente come quella del 2003? Il caldo degli ultimi giorni ha portato con sé, oltre a temperature fuori norma, anche questa domanda. Quell’anno l’estate iniziò proprio così, a maggio, e le temperature restarono pressoché bollenti fino a settembre. Lo chiediamo a Luca Lombroso, Meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale: “Maggio 2022 è partito fresco e, del resto, per la nostra climatologia è un mese piovoso, ma poi il caldo è arrivato precoce e prepotente. Anche nel 2003 l’estate iniziò, appunto, a maggio e sappiamo come andò. Quell’estate resta ancora la più calda, sebbene insidiata nel suo primato nel 2012, 2015, 2017, 2019 e anche nel 2021. Se quest’anno sarà come o peggio del 2003, non riusciamo a dirlo, ma diversi indicatori propendono per un’estate molto calda e poco piovosa”.

Per tracciare una tendenza stagionale, di quali modelli si avvale la meteorologia?
Si usano modelli di previsione stagionali per la stagione intera e modelli detti substagionali per le tendenze di settimana in settimana, per un mese. Sono prodotti previsionali innovativi forniti dall’ECMWF (centro europeo di previsione di medio termine di Reading nel Regno Unito), che ha una succursale a Bologna con un datacenter e supercomputer necessari a questi calcoli. Sono modelli basati su dati osservazionali e indicatori climatici come temperatura del mare, stato del suolo, presenza di ghiaccio ai poli e altro ancora.

Nei suoi interventi, lei ricorda spesso che una previsione meteo oltre le 48 ore non è attendibile, ci spiega perché?
In realtà, le cose sono migliorate molto. Fino a 48 ore si fanno previsioni molto precise, utili a pianificare attività condizionate dal meteo e a lanciare gli allerta che sono di competenza della protezione civile, mentre per attività cruciali consiglio di affidarsi a consulenti meteo professionisti. Oltre le 48 ore e fino a 6-7 giorni abbiamo a disposizione previsioni in grado di dare tendenze. Oggi (21 maggio, ndr), ad esempio, abbiamo l’indicazione che il gran caldo si attenuerà e arriveranno temporali anche forti a metà settimana ma non possiamo precisare dove colpiranno e l’entità esatta del calo di temperatura. E’ possibile una nuova fase calda a inizio giugno e sulla stagione, come dicevo prima, abbiamo indicazioni che sarà molto calda e poco piovosa.

Quando hanno cominciato ad alzarsi le temperature? Gli anni più caldi sono stati registrati tutti dopo il 2000?
All’Osservatorio Geofisico stiamo proprio lavorando sulla nostra lunga serie di dati, annotati fin dal 1830. Le temperature da noi sono aumentate più che nel resto del globo. Se globalmente il riscaldamento è di 1°C rispetto all’era preindustriale, a Modena è di 1.5°C circa, in linea con l’Italia. Siamo un hot spot del riscaldamento globale e gli anni più caldi, sì, sono tutti dopo il 2000.

Ci stiamo abituando a vedere la situazione attuale come ‘nuova normalità’, ce ne descrive i tratti?
Sintetizzerei con “Gestire l’inevitabile, evitare l’ingestibile”. Occorre, cioè, lavorare molto per adattarsi alle ondate di caldo, ai nubifragi, ai tornado e venti impetuosi che fanno cadere gli alberi, alle grandi alluvioni. In questo vengono in aiuto le previsioni meteo e la corretta educazione comportamentale, per la quale, ad esempio, ho sviluppato il modulo formativo “Attenti al meteo” su come reagire agli eventi estremi. Senza drastiche riduzioni di gas serra, però, andremo verso una situazione “incompatibile con la civilizzazione”. Vedo tanti annunci, a tal proposito, ma manca la reale volontà politica. Anche nel nostro territorio, a fronte di iniziative lodevoli come il ‘bike to work’, ci sono ancora troppi progetti dannosi, basati su una crescita economica infinita.

Cosa possiamo fare, come singoli, per non aggravare la situazione?
Occorrono scelte grosse e importanti. Le sintetizzerei così: scegli un fornitore di energia che produce solo da fonti rinnovabili; indirizza i tuoi risparmi su banche e fondi che non investono in fonti fossili e armamenti (finanza etica); contribuisci a piantare alberi, in Italia e ai tropici (info www.forestepersempre.org); riduci la produzione di rifiuti e il consumo di carne. Tutto questo aiuta ma, senza scelte politiche, non basta. C’è un settore dove si spende e si inquina troppo e sono le spese militari. Per capire le emissioni di gas serra legate alle guerre, tutte le guerre, e alle esercitazioni militari, sappiate che un caccia in un’ora di volo emette più di una famiglia di 4 persone in un anno!

di Patrizia Palladino

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien