I buoni pasto possono essere considerati la prima forma in assoluto di welfare aziendale, utilizzati da circa 40 anni dalle aziende a beneficio dei loro dipendenti. Le aziende, tramite i buoni pasto, ottimizzano i costi di gestione della mensa aziendale; i dipendenti possono godersi una pausa pranzo selezionando i prodotti di loro gradimento, senza necessariamente accontentarsi di quello che offre la mensa aziendale; infine, le stesse attività di ristorazione ne traggono vantaggio, a beneficio della crescita economica del territorio.
Questo benefit ha iniziato ad assumere sempre più importanza durante e dopo il lockdown, che in parte ha stravolto le modalità di lavoro di alcune aziende con l’avvento dello smart working. Lo smart working è una modalità di lavoro agile e flessibile, adottata però in poche realtà lavorative prima della pandemia. Con l’avvento del Covid-19, e l’impossibilità di lavorare in presenza, lo smart working più che una soluzione è risultato l’unica alternativa possibile per tenere vive le attività. Tuttavia, con l’avvento dello smart working, anche la gestione dei buoni pasti è stata rivista con una nuova regolamentazione.
Proviamo quindi a illustrare per grandi linee cosa è cambiato dopo il lockdown, rimandando all’articolo di approfondimento su buoni pasto e smart working per conoscere e comprendere meglio alcuni aspetti importanti. Rispondiamo subito ad una domanda molto diffusa: i buoni pasto possono essere erogati anche in regime di smart working? Sì, almeno per quanto riguarda i dipendenti che lavorano nel settore privato.
Si è deciso in questa direzione per non creare squilibri tra i vari dipendenti e garantire a tutti equità di trattamento. I collaboratori, infatti, indipendentemente dal luogo di lavoro, hanno diritto a fruire dei benefit aziendali previsti dalla contrattazione collettiva, come appunto i buoni pasto. La cosa interessante è che chi lavora in smart working può utilizzare i buoni pasto come e dove ritiene più opportuno. Chi lavora da casa può affidarsi ai cosiddetti servizi di delivery food, facendosi spedire a domicilio il pranzo e con l’opportunità di scegliere i suoi cibi preferiti, godendosi così una pausa pranzo piacevole e ristoratrice.
C’è invece chi lavora in modalità agile, cioè al di fuori dell’ufficio ma non necessariamente a casa. É il cosiddetto lavoro mobile, dove è possibile lavorare in un albergo, al bar o in treno. In questi casi i collaboratori possono comunque fruire dei buoni pasto, mangiando nel ristorante che desiderano e ordinando i piatti preferiti. Inoltre, i buoni pasto possono essere spesi anche nei supermercati o negli e-commerce per acquistare i cibi preferiti.
In questo modo si riduce notevolmente la pressione economica sul dipendente, il cui stipendio non viene minimamente intaccato per la pausa pranzo. Il risultato finale è un collaboratore fidelizzato, che vede aumentare il suo potere d’acquisto e che sviluppa un senso di maggiore lealtà verso l’azienda, che di conseguenza vede innalzarsi la percentuale di produttività e il benessere dei dipendenti.