Dischi da riscoprire: Franco Battiato, i 40 anni de “L’Arca di Noè”

Franco Battiato – “L’Arca di Noè” (1982)

Il 3 dicembre del 1982 arrivava nei negozi “L’Arca di Noè” di Franco Battiato, il seguito di quello che era stato il maggior successo discografico di quell’anno, “La Voce del Padrone”. Il nuovo album del cantautore siciliano, in realtà, avrebbe dovuto essere pubblicato qualche mese prima, ma fu più volte rimandato perché in giro ancora risuonavano le note di “Bandiera Bianca” e “Centro di Gravità Permanente”. Proprio per il fatto di venire dopo quel grande successo, “L’Arca di Noè” venne accolto con opinioni discordanti, sia dai critici che dal pubblico che, nella maggior parte dei casi, aveva conosciuto Battiato e la sua musica quasi all’improvviso, la primavera precedente. In realtà quello a cui ci si trovò di fronte e che ora viene ristampato in edizione deluxe in occasione del suo 40° anniversario, è un disco decisamente bello, magari senza l’immediatezza del suo predecessore (se si eccettua il singolo “Voglio vederti danzare”), ma con un’atmosfera più cupa e apocalittica che lo rende estremamente intrigante.

Le 7 canzoni nella track list sono caratterizzate da un maggior uso di strumenti elettronici che fanno de “L’Arca di Noè”, dal punto di vista sonoro, una sorta di ponte verso il sound degli album di Battiato della seconda metà degli anni ’80: ‘Mondi Lontanissimi” (1985) e “Fisiognomica” (1988). Il disco si apre con “Radio Varsavia”, un brano che affronta la tematica della repressione in Polonia operata dal governo del generale Jaruzelski e che, musicalmente parlando, fa venire alla mente certi episodi di “L’Era del Cinghiale Bianco”. La successiva “Clamori” è una sorta di inquietante sguardo verso il futuro, mentre “Esodo”, scritta come la precedente assieme a Tommaso Tramonti, ha un’atmosfera epica, caratterizzata dal coro dei Madrigalisti di Milano. Nella seconda parte del disco segnaliamo, oltre alla già citata “Voglio Vederti Danzare”, la bellissima “Scalo a Grado”, che critica il formalismo dei partecipanti ad una funzione religiosa, nel caso specifico pasquale. Assolutamente da riscoprire.

di Giovanni Botti

 

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