Il disco della settimana: gli Hanging Stars, tra Londra e la California

The Hanging Stars – ‘Hollow Heart’

Ascoltando per la prima volta i dischi degli Hanging Stars, quello che viene subito da pensare è di trovarsi di fronte ad un altro ramo di quel filone californiano che fa capo a personaggi come Jonathan Wilson, Ryley Walker o i Dawes e che affonda le sue radici nella west coast psichedelica degli anni ’60 e ’70 e nel sound di band seminali come Byrds, Buffalo Springfield o Flying Burrito Brothers. In realtà, pur sembrando americani dalla testa ai piedi, questi cinque ragazzi sono londinesi a tutti gli effetti. Non è la prima volta che musicisti inglesi si dedicano ad una musica tipicamente westcoastiana. Basti pensare agli America, statunitensi nel nome e nel sound, ma britannici di nascita, o più di recente agli interessanti Treetop Flyers. Giunti al loro quarto album gli Hanging Stars hanno però fatto un passo in avanti dal punto di vista della maturità, trovando anche una rivisitazione personale del suono californiano.

“Hollow Heart” è stato registrato al nord, in una località semi sconosciuta della Scozia, e questa location ha sicuramente influenzato l’atmosfera generale del disco, inserendo in mezzo a chitarre, pedal steel e armonie vocali quel pizzico di malinconia tipica del folk scozzese. Ne è esempio lampante la bellissima “Hollow Eyes, Hollow Heart”, che ricorda i Fairport Convention più psichedelici dei primi ’70, o la conclusiva “Red Autumn Leaf”, che sembra uscita dalla penna di Iain Matthews. I riferimenti del chitarrista e cantante Richard Olson e dei suoi compagni, però, vengono principalmente da San Francisco e dal Laurel Canyon. Ed è così che le armonie vocali della deliziosa “Ballad of Whatever May Be” ricordano i Beach Boys, e la brillante “I Don’t Want To Feel So Bad Anymore” si apre con un suono jingle jangle tipico dei Byrds, mentre la cadenzata “Radio On”, strizza l’occhio al pop anni ’80. Di certo gli Hanging Stars non propongono straordinarie novità, ma la loro interpretazione della west coast è personale e “Hollow Heart” è un disco decisamente piacevole.

di Giovanni Botti

WP-Backgrounds Lite by InoPlugs Web Design and Juwelier Schönmann 1010 Wien