Il disco della settimana: il tributo ai Led Zeppelin di Beth Hart

Beth Hart – “A Tribute to Led Zeppelin”

Classe 1972, californiana, Beth Hart è forse la voce più significativa del rock-blues al femminile degli anni 2000, un filone che sta proponendo diverse artiste interessanti (ad esempio la fascinosa Samantha Fish o Ana Popovic, protagonista qualche anno fa al Castelfranco Blues Festival). Pur avendo iniziato a registrare dischi negli anni ’90 (del 1999 è il suo maggiore successo, il singolo “LA Song (Out of This Town)”, colonna sonora di un episodio di “Beverly Hills 90210”), la musicista di Los Angeles ha realizzato i suoi lavori migliori negli anni ‘2000, sia da sola che in coppia con il chitarrista Joe Bonamassa. Dotata di una voce potente e di una grande capacità interpretativa, la Hart si è sempre dimostrata a suo agio sia nel rock-blues classico che nelle ballate soul più intimiste. Dopo un album particolarmente personale che ha ricevuto anche qualche critica come “War in My Mind”, pubblicato poco prima della pandemia, la californiana ha deciso di dedicare il suo nuovo lavoro al gruppo che l’ha maggiormente influenzata nel modo di fare musica, i Led Zeppelin.

Il disco, intitolato semplicemente “A Tribute to Led Zeppelin”, contiene 12 brani della band britannica, tra classici assoluti e qualche chicca, reinterpretati in maniera molto fedele (a volte persino troppo), nei quali l’aspetto più interessante è proprio legato alla vocalità della Hart e alla sua capacità di non sfigurare di fronte ai grandi originali di Robert Plant. In alcuni casi addirittura la voce di Beth si avvicina a tal punto a quella di Plant (ascoltate ad esempio la fascinosa e cupa “No Quarter”), da rischiare di confondersi. Tra le interpretazioni migliori segnaliamo le classicissime “Whole Lotta Love” e “Stairway to Heaven”, con un arrangiamento praticamente identico agli originali, la meno nota “The Crunge”, dal tiro funkeggiante, e i quasi otto minuti della splendida ballata “The Rain Song”, che chiude l’album nel migliore dei modi. Una bella prova delle qualità di Beth Hart, in attesa di un nuovo disco di inediti.

di Giovanni Botti

 

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