Negozi storici: la bottega di via dei Tintori, isola di dolciumi e di leccornie

(foto Campanini-Baracchi)

È un viaggio indietro nel tempo quello che offre la Storica Bottega di via dei Tintori 25. Varcata la soglia di questo negozio quasi nascosto, lungo una viuzza che raccorda corso Canalgrande a via Canalino, si è avvolti da un abbraccio sia olfattivo che visivo. “Beh, sì, la nostra è una bottega storica, te ne rendi conto non appena entri”, spiega Fabio Guidetti, gestore del negozio dal 2013. “Sono oltre 60 anni che qui si vendono dolciumi vari, cioccolata, caramelle, vini, liquori, caffè, biscotti, ma anche panettoni, aceti balsamici, tè e tisane di alta gamma, miele, marmellate”.

Cos’è cambiato rispetto a 60 anni fa?
Siamo diventati un negozio più di nicchia. Una volta non esisteva la grande distribuzione. A Natale si vendevano vere e proprie distese di panettoni. Ora invece puntiamo tutto sulla qualità e i panettoni che trovate sono quelli artigianali. Anche i vini sono quelli prodotti da piccole cantine vinicole. I cioccolatini sono tutti firmati: Amedei, Majani, Babbi. Niente paura, però: ci sono anche i Baci Perugina.

Siete fieri del vostro aspetto ‘old style’?
Ce ne fossero di più di botteghe così, perché oggi, girando per i centri storici italiani, i negozi si assomigliano tutti. Le catene son le stesse. Io credo che il turismo nelle città possa accendersi non solo per i monumenti e le bellezze architettoniche, ma anche per andare a scoprire negozi un po’ esclusivi, che non trovi dappertutto.

Entrando, i clienti sono liberi di farsi un giro?
Beh, adesso c’è il problema del limite delle presenze. In questo periodo spesso fuori c’è un po’ di fila. Ma chi entra è normale che si perda, perché gli stimoli sono tantissimi.

Di cosa siete forniti in modo particolare?
Per esempio, i superalcolici e distillati sono in gran quantità. C’è un’intera sezione dedicata ai gin, un’altra ai rum, un’altra alle grappe: tutti di qualità, spesso di importazione. Dietro c’è un grosso lavoro di ricerca. Vendiamo anche a collezionisti. Non è il mio caso, perché per me le cose vanno bevute, non bisogna aver paura di godersi la vita.

Qual è il cliente tipo della Bottega?
La nostra è una clientela del centro storico, che di per sé è un po’ un’isola. Posso dirlo perché, oltre a lavorarci, ci abito. Quando devo prendere la macchina e andar fuori, provo sempre un po’ di fatica. La gente ci scopre grazie al passaparola: entra e rimane rapita dall’atmosfera un po’ vintage. Lo stesso capita con i turisti: leggono le recensioni positive sui social network. Succede che arrivi qualcuno e dica: un amico canadese mi ha parlato di questo negozio…

Come ve la siete cavata con i lockdown e la pandemia?
Per noi è andata bene, perché siamo un negozio di alimentari. Siamo rimasti sempre aperti con tutti i rischi del caso, ma non abbiamo subìto diminuzioni di fatturato, anzi semmai abbiamo aumentato il livello delle forniture. Ora abbiamo più champagne. Durante il lockdown tante persone, non potendo più andare al ristorante, si concedevano a casa coccole speciali. Mi piace dire che anche il vino, in certi momenti, è un bene di prima necessità.

D’estate, con il caldo, siete sempre aperti?
Questo è giocoforza un negozio stagionale che va gestito in un modo particolare. In queste settimane, sotto Natale, almeno fino al 6 gennaio, saremo aperti tutti i giorni. Per me e le mie collaboratrici è un grosso impegno. D’estate cambia tutto: ci rilassiamo, facciamo orari dilatati.

Ci offre qualche consiglio per il Natale 2021?
Il panettone Giamberlano, il Panbriacone che fa Bonci di Montevarchi, i cantucci di Lunardi, la torta Barozzi, il croccante di Fiumalbo. Spezzo volentieri una lancia a favore dei vini dolci. Vanno tutti alla ricerca di vini secchi. Invece abbiamo ottimi moscati, perfetti per essere abbinati ai dessert.

I prezzi?
Di tutti i tipi. Posso dire che con 12/15 euro puoi comprare una bottiglia di vino di qualità.

Dal suo osservatorio privilegiato, com’è cambiato il centro storico?
Negli ultimi anni il centro si è molto vitalizzato. Però, come spesso accade, manca un po’ di equilibrio. È bella la vitalità, ma con moderazione. A volte la musica notturna arriva a farti vibrare le finestre di casa. Anni fa c’erano anche più residenti. Ora molti sono in affitto, in stile ‘mordi e fuggi’. Anche molti miei amici se ne sono andati dal centro. Io però tengo botta, mi piace abitare qui.

Spicca la gran varietà di caramelle: una volta le caramelle si davano come resto…
È vero, ma non usa più, anche perché la maggior parte dei clienti ormai pagano con le carte.

Colpiscono anche i barattoli di latta?
Sono una mia passione. Per esempio ogni anno Leone, un fabbricatore di cioccolato piemontese, fa dei gadget che non mi lascio scappare.

Che musica ci starebbe bene in un ambiente come questo?
Jazz, soprattutto quello vocale, perché mi riporta indietro agli anni ‘30. Fuori c’è molta tensione, nervosismo, e io vorrei che chi entrasse qua dentro, trovasse tranquillità. Che si facesse cullare da queste prelibatezze.

di Francesco Rossetti

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