Storie di Sport: Modena, le Olimpiadi e… il Natale, il 2021 di Bruno

(Foto Modena Volley)

“Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano” cantava Antonello Venditti trent’anni fa, ma che riassume perfettamente il rapporto che lega Bruno Mossa de Rezende, per tutti Bruno, a Modena Volley. In questa intervista, il palleggiatore brasiliano ha spiegato i motivi del suo ritorno al Palapanini, facendo anche un bilancio di questo 2021, anno per lui ricco di successi.

Bruno, ormai il girone d’andata è alle porte, che prima parte di campionato è stata?
Dopo l’inizio un po’ difficile con le sconfitte di Monza e Piacenza, abbiamo fatto dei passi avanti. Adesso abbiamo più fiducia e lavoriamo ogni giorno, con il Giangio che spinge tanto. Sapevamo che avevamo bisogno di tempo, avendo una squadra tutta nuova. L’importante però è aver trovato un gioco migliore e una maggiore consapevolezza in campo. Siamo contenti della svolta che siamo riusciti a dare.

Il 2021 è stato l’anno della ripresa un po’ per tutti. Tu come hai vissuto le prime fasi della pandemia?
E’ stata molto dura, come penso per tutti. Giocare senza pubblico è complicato, ne risentono lo spettacolo e, per noi giocatori, l’agonismo. L’importante però è essere riusciti a passare in salute questi momenti difficili e ritrovare i palazzetti quasi pieni ci fa molto piacere.

Ho fotografato qualche momento chiave per te quest’anno. Partirei dalla vittoria del campionato brasiliano e della Nations League con la nazionale…
Sono state due vittorie importanti. E’ stato bello tornare a vincere lo scudetto in Brasile, dopo essere stato tanti anni in Italia, mentre giocare per la nazionale è sempre un grande orgoglio. Non era semplice giocare in questa ‘bolla’, ma abbiamo raggiunto un grande risultato.

E poi l’ufficialità del tuo ritorno a Modena…
Dopo che sono andato via nel 2018, sapevo dentro di me che non volevo finire il mio rapporto con Modena in quella maniera, visto l’amore e affetto che ho per questa città, non solo a livello pallavolistico: quando sono andato via di casa dal Brasile, mi sono trovato in un posto in cui le persone mi hanno ricevuto in una maniera che non mi sarei mai aspettato. Quella è stata sicuramente la svolta della mia carriera, non solo come giocatore ma anche come uomo. Per questo ci tengo tanto a Modena. Quindi avevo detto a me stesso che se avessi avuto la possibilità di tornare qui, anche da vecchio e da riserva, l’avrei colta. Perciò ringrazio ogni giorno per essere di nuovo qui, sono felicissimo, e voglio restituire questa gioia ai tifosi, che sono il nostro punto di forza.

Che Modena hai ritrovato?
Una società molto ben organizzata a tutti i livelli. Dal 2014 ad oggi ha fatto un enorme salto di qualità. Però ho trovato la stessa Modena che, nel bene e nel male, ha una grandissima passione per la pallavolo. Ci è di fianco nei momenti difficili, chiedendoci sempre di dare il massimo in campo. Noi abbiamo questa responsabilità e pressione, che conosco e ho cercato di spiegare ai ragazzi nuovi. E’ una cosa completamente diversa dalle altre città in cui siamo stati, ma è proprio questo il bello.

L’ultima immagine riguarda l’Olimpiade di Tokyo, nella quale sei stato il portabandiera del Brasile…
Portare la bandiera del proprio paese è l’onore e l’orgoglio più grande che una persona può avere. Guardando gli altri atleti mi ero reso conto di essere uno dei più ‘anziani’ della spedizione del Brasile, ma anche quello con più medaglie. E’ stato un momento indimenticabile e inaspettato.

Hai qualche aneddoto riguardo le Olimpiadi?
L’ultima Olimpiade è stata la meno bella: gli eventi senza pubblico, le norme anti-Covid e l’impossibilità di vedere altri atleti. Non sono riuscito a godermela come le altre. Come sportivo, aver avuto la possibilità mangiare di fianco ad Usain Bolt e Micheal Phelps e fare la foto con Raphael Nadal o Kobe Bryant è stato veramente incredibile. Lo sport ispira tanto le persone, loro sono degli idoli e aver avuto la possibilità di vederli da vicino è stato bellissimo.

Hai dato qualche consiglio a Ngapeth prima della finale?
No, gli ho fatto solo un ‘in bocca al lupo’. Dopo la delusione del 2016 sapevo che c’era qualcosa di bello che lo aspettava. Sono contento che sia riuscito a vincere questa Olimpiade.

Come alzatore, cosa pensi quando gli fai fare in campo le sue incredibili giocate?
Lui è un fuoriclasse, un genio. Ci vogliono anni perché possa arrivare un altro come lui. Capisce la pallavolo molto più velocemente rispetto agli altri. Earvin è la pallavolo, fa divertire, dà spettacolo e per tutti è un piacere stargli a fianco. E’ un giocatore molto ‘brasiliano’, paragonandolo al calcio mi viene in mente Ronaldinho.

Il Natale è in arrivo. Quali sono le tradizioni in Brasile?
Per noi il Natale è sinonimo di famiglia, dello stare insieme. La famiglia di mia mamma abita vicino a San Paolo, mentre quella di mio padre a Rio, e per questo facevo un giorno da una parte e un giorno dall’altra. Sono sempre momenti speciali perché puoi unire tutta la famiglia. Quest’anno, giocando il 26 dicembre, non ci sarà molto tempo per festeggiare.

 

di Mattia Amaduzzi

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