Storie di Sport: Claudio Nitti, ‘il biondino’ del gol del Modena di Ulivieri

Foto Vignoli

I tifosi lo chiamavano “il biondino” per via dei capelli ricci biondi e lo apprezzavano per la fantasia e per i gol mai banali. Stiamo parlando di Claudio Nitti, bomber di un Modena passato alla storia soprattutto per una difesa impenetrabile e per un campionato di serie C1 vinto con appena 9 reti subite in 34 partite, di cui 3 nella sciagurata trasferta di Tortona. Siamo nel 1989, alla guida dei gialloblù c’è Renzo Ulivieri, tornato in pista dopo una squalifica per il calcio scommesse, e Nitti arriva a settembre, a pochi giorni dall’inizio del campionato. “Io ero al Bari, in serie A, ma ero un giovane e nelle due stagioni precedenti avevo giocato circa 25 partite in B – racconta l’ex attaccante canarino – nel Modena si infortunò Mazzarri e c’era bisogno di un fantasista-attaccante. Ulivieri chiamò il suo amico Salvemini, ai tempi allenatori del Bari, e io arrivai giusto qualche giorno prima del debutto a Trento”.

All’inizio faticaste un po’, ricordo alcuni rigori sbagliati…
E’ vero, Ulivieri mi fece giocare subito titolare e a Trento conquistai un calcio di rigore che Bonaldi sbagliò. Un altro lo fallì Gasparini a Carpi alla quarta giornata quando eravamo sull’1-1. La volta dopo provai io e andò bene. In fin dei conti la maggior parte dei rigori li conquistavo io…

Se non sbaglio il Modena quell’anno non era considerato tra le favorite per la promozione…
Assolutamente no. Era comunque una buona squadra, con alcuni giocatori già esperti, ad esempio Ballotta, Bergamo e Bonaldi, e tanti giovani di belle speranze come me, Gasparini, Bosi Cuicchi, Torrisi. Grazie al lavoro di Ulivieri, che aveva alle spalle anni in squadre importanti, riuscimmo a crescere e a ottenere un grande risultato.

Ulivieri che allenatore era?
Era uno che conosceva molto bene il suo mestiere ed era anche un ottimo gestore del gruppo. Ricordo che in certi momenti, quando serviva, raccontava storie, aneddoti, barzellette…

Ai tempi si parlava di un rapporto difficile tra te e lui…
In realtà era molto meno di quello che si scriveva sui giornali. Lui magari ‘rompeva’, ma alla fine mi faceva giocare sempre. Era uno tosto, di carattere, e devo dire che diversi di noi grazie a lui hanno avuto la crescita necessaria per continuare a fare i professionisti a certi livelli. Lo ricordiamo tutti molto volentieri.

Due partite memorabili, nel bene e nel male, sono quella di Tortona e quella in casa con l’Empoli. Che ricordi hai?
A Tortona fu una partita davvero stregata. Era l’ultimo dell’anno, il campo era al limite della praticabilità. Noi andammo sotto di un gol, riuscimmo a pareggiare con Gasparini dopo una mia azione personale, poi ne prendemmo altri due in contropiede. Ulivieri si arrabbiò moltissimo, eravamo primi e con la miglior difesa e il Derthona era ultimo. Quella con l’Empoli, invece, secondo me fu la partita decisiva per la promozione. Ricordo che c’era lo stadio pieno, loro erano secondi a tre punti da noi. Li battemmo 3-1, io feci il primo gol e un assist. Andammo a più cinque e ormai era fatta.

L’anno dopo in serie B partiste male. Cosa successe?
Ma guarda, nelle amichevoli estive la squadra non aveva ancora trovato l’assetto giusto. C’era gente che doveva andare via, io stesso non partivo titolare e sembrava che dovessero cedermi. Le prime partite andarono male, perdemmo ad Ascoli e 3-1 col Foggia al Braglia. Alla quinta giornata, in casa col Padova, sullo 0-0 entrammo io e Gasparini. Feci 20 minuti grandissimi e un assist a Pellegrini. Alla fine vincemmo 2-0 e tutto lo stadio invocava il mio nome. Purtroppo a Trieste mi infortunai e restai fuori fino alla fine del girone d’andata. Ero in forma e forse mancò proprio un giocatore con le mie caratteristiche, perché quando tornai in campo nel girone di ritorno facemmo gli stessi punti del Foggia di Zeman che vinse il campionato.

E l’anno successivo?
La società sbagliò a non confermare in blocco quella squadra che aveva chiuso alla grande il campionato e aveva acquisito certezze. Ripartendo da lì si sarebbe potuto fare qualcosa di buono. Invece fecero altre scelte e io me ne andai a Cesena.

Tornasti però qualche anno più tardi…
Si ma c’era una situazione molto diversa a livello societario. Feci solo qualche amichevole poi mi accorsi che non faceva per me e me ne andai alla Fermana sempre in C1.

E gli anni a Carpi e Castelfranco?
A Carpi feci una stagione e mezzo favolose. L’allenatore era De Biasi con cui mi trovai molto bene. Ricordo un gran gol a Carrara in cui scartai 4 o 5 giocatori e battei il portiere con un pallonetto. A Castelfranco ormai ero a fine carriera. Mi sono un po’ divertito tra i dilettanti prima di decidere cosa fare da grande.

Sei ancora nel mondo del calcio?
Si, lavoro con Walter Mazzarri come collaboratore tecnico da circa 15 anni.

Il Modena continui a seguirlo?
Si, ho visto qualche spezzone di partita. Secondo me la squadra è attrezzata, ma forse il Padova lo è di più. Ai play-off però se la può giocare, bisognerà vedere come concluderà il campionato dal punto di vista fisico. In C conta molto più l’aspetto fisico che quello mentale, l’importante è correre.

di Giovanni Botti

 

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