Il ritorno a casa del figliol prodigo. Si potrebbe riassumere in questo modo l’approdo di Davide Luppi a Modena, durante l’ultima sessione di mercato. Infatti, è la terza volta che l’attaccante nato a Bergamo, ma geminiano d’adozione torna a vestire la maglia gialloblù. Con lui abbiamo parlato del presente, ma anche delle sue precedenti esperienze modenesi. Davide, mi tracci un bilancio del primo mese dopo il tuo ritorno in gialloblù?
Al momento è positivo. Appena arrivato sono riuscito ad avere un impatto forte e, fortunatamente, sono arrivati anche tanti risultati positivi.
Una delle prossime sfide è il derby col Carpi. Per te che ci abiti, che significato ha questa partita?
Se devo essere onesto, non la vivo in modo pesante questa sfida. Per me il Carpi è una squadra come le altre, dato che non ci ho avuto a che fare neanche nelle giovanili. E’ un derby, ma non è una partita che sento particolarmente.
Però la scorsa estate sei stato vicino a diventare un giocatore del Carpi…
In realtà è andata così: era ottobre inoltrato, quindi a mercato chiuso, ed ho ricevuto una chiamata dalla società biancorossa. Ho ascoltato la proposta, ma alla fine ho intrapreso altre strade perché non ero molto interessato.
Torniamo alla tua prima esperienza con il Modena targato mister Novellino. Che cosa non funzionò?
Venivo da una stagione in cui avevo segnato molti gol in serie D. Arrivato qui, il mister mi vedeva come giocatore di fascia, nel suo 4-4-2. Non era quello che mi aspettavo. Inoltre, venendo da una categoria inferiore, ero diventato un po’ il suo capro espiatorio, il giocatore a cui dare la colpa. Mi martellava parecchio, anche se feci un discreto numero di partite. A gennaio, poi, il mister chiese altri tipi di giocatori e preferii andare a Vercelli per cercare più spazio.
Poi tornasti a Modena e con mister Crespo la situazione migliorò per te, ma non per la squadra in generale…
Dopo un periodo di alti e bassi riuscii a giocare con continuità e costruire una stagione importante, mentre non si può dire lo stesso del Modena.
In seguito, invece, sei stato a Verona e all’Entella. Che esperienze sono state?
Verona mi ha dato l’opportunità di raggiungere il sogno di una vita, ovvero la conquista della Serie A. Con l’Entella, invece, sono arrivati i problemi fisici e il lungo stop che mi ha allontanato dai campi. Ho dovuto ricostruire un po’ tutto. Quella purtroppo è stata un’esperienza molto negativa.
Durante quel periodo hai mai pensato di smettere?
Si, certamente. Ero un po’ demoralizzato e deluso di come le cose erano andate: non mi aspettavo di ritrovarmi in una situazione del genere, soprattutto dopo il periodo passato a Verona. Mi sono trovato un po’ spiazzato.
Come si supera un infortunio del genere dal punto di vista mentale?
Cerchi di concentrare le tue energie su qualcos’altro, di trovare altre cose per alleviare quel peso che ti porti dentro. Ti guardi un po’ in giro, ma il mio obbiettivo è sempre stato quello di tornare in campo, ripartire per vedere dove e cosa sarei riuscito a fare e quali prospettive ci sarebbero state. Nel frattempo ho fatto una vita più da ragazzo normale e meno da calciatore.
Quando hai ricominciato sei stato vicino a tornare a Modena in diverse occasioni. Che cos’è mancato?
Probabilmente non accettavo il fatto di dover ripartire dalla serie D e, allo stesso tempo, quando si era concretizzata la trattativa e da parte mia c’era la volontà di tornare, c’è stato un malinteso con la società e con mister Bollini che fece altre scelte.
Come vivi la situazione difficile che stiamo attraversando, tra l’emergenza Covid e le partite senza pubblico?
E’ veramente un peccato non avere il pubblico qui a Modena, una piazza che vive di calcio. Speriamo che possano riaprire gli stadi al più presto perché ne abbiamo bisogno anche noi calciatori. Per quanto riguarda il resto, invece, vivo una vita abbastanza normale e, anzi, questo periodo mi ha aiutato a regolarizzarmi ancora di più, e a mantenere uno stile di vita abbastanza lineare.
Come ti hanno accolto i tifosi sui social?
Direi molto bene. Modena mi ha sempre dimostrato un grande affetto e di questo sono felice. Anche durante i periodi in cui non sono stato qui la gente mi scriveva chiedendomi di tornare a giocare. Sono stati veramente carini e questo mi ha fatto molto piacere.
Molti tifosi ti vorrebbero vedere con la fascia di capitano. E’ un ruolo che accetteresti?
Sarebbe veramente un orgoglio importante e una bella responsabilità. Mi farebbe molto piacere ma capisco le scelte e le gerarchie che ci sono, dato che sono appena arrivato, ed è giusto così. In questo momento spero di poter dare il mio contributo da leader, indipendentemente dalla fascia al braccio o meno.
di Mattia Amaduzzi
(In foto il gol di Luppi contro la Triestina).