Abitarsi. La psicantria delle emozioni. Venerdì 11 novembre alla Tenda

da sinistra, Cristian Grassilli e Gaspare Palmieri

Tutto è connesso, il nostro benessere dipende da quanto siamo capaci di abitare le nostre emozioni, magari con l’aiuto della musica. Se ne parlerà alla Tenda di viale Monte Kosica venerdì 11 novembre alle ore 21, tramite la presentazione del disco-libro “Abitarsi. La psicantria delle emozioni” a cura di Gaspare Palmieri e Cristian Grassilli (foto), edito da La Meridiana. L’incontro, a ingresso gratuito, è organizzato dall’associazione culturale L’Asino che Vola.

“Abitarsi” è il quarto prodotto del progetto ideato dagli autori che hanno unito la passione della musica alle loro professioni di psicoterapeuti e psichiatri. Come i precedenti, la musica è lo strumento per svelare a sé stessi e agli altri i mondi che ci abitano e abitiamo. È un libro da leggere e ascoltare. Anche da canticchiare grazie ai QR code presenti nei diversi capitoli. Un libro per chi professionalmente si prende cura degli altri imparando ad aver cura di se stesso.

Gaspare Palmieri, puoi spiegare cosa s’intende per psicantria?

È un progetto musicale nato nel 2011, dall’unione delle nostre competenze di cantautori e allo stesso tempo psichiatra e psicoterapeuta, con la finalità di produrre canzoni che parlassero dello stigma delle malattie mentali, in chiave spesso ironica, per permettere a un pubblico sempre più vasto di avvicinarsi a questi temi senza imbarazzo, ma con la giusta consapevolezza.

La musica, nella forma canzone, si conferma come un vettore potentissimo per trovare un buon rapporto con le proprie emozioni…

Negli anni abbiamo raccontato in musica il mondo delle emozioni, dei pensieri disturbanti, delle ossessioni, delle paure ma anche la nuova società, i nuovi bisogni e le nuove domande a cui cerchiamo di rispondere. Lungo la strada abbiamo avuto la possibilità di collaborare come autori all’ultimo disco di Francesco Guccini e di valorizzare lo strumento canzone in diversi contesti, dalla dimensione psicoeducativa dei concerti di sensibilizzazione o delle lezione-concerto, a quella terapeutica in laboratori di musicoterapia.

Il vostro primo singolo estratto da Abitarsi si intitola Il coraggio. E oggi, dopo l’isolamento legato al Covid, quanto c’è bisogno di questa pratica?

Mai come adesso siamo stati messi di fronte all’urgenza di gestire emozioni e sentimenti, di riconoscerli e di non rimanerne sommersi. Il coraggio è nato proprio pensando a questi momenti, al bisogno di fare quel passo in più, di osare senza rimpianti. Abbiamo registrato la canzone durante il Covid, momento storico ed emotivo in cui avere coraggio non era solo richiesto ma indispensabile per poter portare avanti progetti ma anche quotidianità. Siamo stati ispirati da storie del passato e del presente, personaggi a noi vicini o solo immaginati; abbiamo dialogato nella nostra mente con i partigiani, ricordandoci quanto coraggio hanno avuto per difendere un ideale di patria che oggi facciamo fatica anche solo a tratteggiare; abbiamo incontrato chiudendo gli occhi l’ideale di amore che va al di là del genere, della forma, ma che vuole solo amare in maniera incondizionata, lontano da schemi e giudizi.

di Francesco Rossetti

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