Tachetta (in dialetto tachétta o tacàtta): attaccabrighe, umano di insopportabile polemicità sempre pronto a litigi fatui pur di affermare il proprio misero se’. Parente più pernicioso della pugnetta, la tacàtta approfitta di ogni buona scusa per piantare grane, è sensibilissimo alla carburazione della propria vis polemica, gira con la miccia accesa. Molte tachette sguazzano felici nel loro brodo in occasione di disfide agonistiche di miserabile ordine, come il calcio amatoriale in brulli campi tuberosi, le tenzoni di biliardino-calcio balilla al bagno Marisa di Rivazzurra, i doppi tennistici tra pensionati incarogniti, i pinnacoli da coltello al bar, le maratone di strapetto o pigugno, una volta anziani, con altri internati del loro stesso gerontocomio. La tachetta arriva a barare non per vincere ma per creare lei stessa le condizioni di un ‘acceso scazzo’ così appagando la sua brama di scassare la uallera. Ciò corroborerà la sua tachettitudine fino al parossismo.
Se la pugnetta è tutto sommato inoffensiva fino al momento di pugnare, la tachetta invece ha in cuor suo la chiara intenzione di creare tensione dal nulla e quindi si presenta già attrezzata. Rammento tachette imberbi della mia triste infanzia che, dopo un nanosecondo dal fischio d’inizio di una partita di pallone in strada cancello-cancello, prima ancora di toccare la sfera ti avevano già informato del lavoro che faceva tua madre e da quale pezzo di carne altrui si faceva infilzare da dietro tuo padre. Tachette infatti si nasce, basta fare un salto in un asilo nido a vedere certi mini-bulli come arrostiscono sfacciati i ciucci altrui riempiendo il Pamper’s per il piacere provato. La tachetta adulta ha pochissimi amici, suoi fidi scudieri inebriati dalla bellicosità del ‘capo’ e utili per dare man forte quando ci s’imbatte in reazioni rissose da parte dei tediati dalla tachetta stessa. Meglio sarebbe se lasciassero la tachetta in balia di una sacrosanta maciullatura. Quando una tachetta incontra una pugnetta è guerra totale.
di Stefano Piccagliani
