Addio a Mirella Freni, la più grande soprano del dopoguerra

Modena piange una protagonista indiscussa della lirica, che con le sue interpretazioni ha fatto la storia di questo genere nel corso di oltre cinquant’anni di carriera. Mirella Freni, o meglio ‘Mirella’ per amici e concittadini, ci ha lasciato. Era cittadina del mondo, a suo agio nei maggiori teatri, dal Metropolitan di New York al Covent Garden di Londra, dall’Opéra di Parigi al Bolshoi di Mosca, ma, come amava ripetere, era soprattutto una ‘modenese’. Il suo cuore e la sua casa sono sempre rimasti nella sua città, dove tornava con affetto per vivere con semplicità fra i suoi affetti. Sorella ‘di latte’ di Luciano Pavarotti, al quale restò legata sempre da un affetto indissolubile, è stata prima moglie di Leone Magiera e in seconde nozze di Nicolai Ghiaurov, due artisti stimati nel mondo. Nell’ultimo periodo della sua attività musicale si è impegnata con affetto, dedizione e successo all’insegnamento, formando allievi che hanno calcato i più importanti teatri. La sua presenza ha contribuito in maniera sostanziale a fare di Modena un punto di riferimento imprescindibile per l’opera e la sua tradizione.

Mirella Freni nasce a Modena il 27 febbraio 1935. Dopo una breve ma indicativa esperienza come enfant prodige della musica lirica e cinque anni di studi severi sotto la guida dei maestri Luigi Bertazzoni ed Ettore Campogalliani, Mirella Freni, diciannovenne, debutta al Teatro Comunale di Modena in Carmen di Georges Bizet (Micaela), il 3 febbraio 1955. La parabola ascendente della Freni comincia, dunque, con l’interpretazione di ruoli di soprano lirico nella tipologia di genere sentimentale, o patetico-giocoso, nelle Nozze di Figaro e nel Don Giovanni di Mozart, nell’Elisir d’amore e nella Figlia del reggimento di Donizetti, nell’Amico Fritz di Mascagni, fino a Falstaff. In mezzo, le creature femminili del teatro di Puccini, Gounod, Massenet, che hanno fatto della Freni l’interprete ideale dei personaggi di Manon, Juliette, Marguerite, quanto al repertorio francese; di Mimì, Liù, Suzel, Madama Butterfly nelle opere della Giovane Scuola Italiana, particolarmente di Puccini. In primis la Bohème, che, firmata da Karajan e Zeffirelli alla Scala, consacrerà la Freni come la maggiore interprete di Mimì nella seconda metà del Novecento.

Una galleria di personaggi che, nei primi dodici anni della carriera, si completa con i Puritani di Bellini di cui, più avanti, canterà nel ruolo in titolo di Beatrice di Tenda e nella breve parentesi della Traviata data alla Scala, nei teatri dell’Emilia, a Londra, e filmata a Berlino.

Entrata alla Scala a ventisei anni vi interpreta la Nannetta del Falstaff. È l’inizio della sua intensa presenza sulla scena del celebre teatro milanese, presso il quale si contano di lei ben otto inaugurazioni e titoli di straordinaria rilevanza eseguiti, nelle parti primarie, dal 1962 alle soglie del terzo millennio: Falstaff, Serse, Carmen, L’elisir d’amore, La bohème, Faust, Turandot, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, L’amico Fritz, La traviata, Manon (di Massenet), La figlia del reggimento, Otello, Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Evgenij Onegin, Adriana Lecouvreur, La dama di picche, Fedora. Alla Freni dei primi anni succede poi la seconda fase di un percorso che si apre al Festival di Salisburgo con la Desdemona dell’Otello verdiano (1970), diretto da Herbert von Karajan. È il passaggio dai ruoli della prima maniera (in parte mantenuti nel proprio repertorio) ai personaggi di altra statura nella dimensione vocale, nelle inflessioni espressive, nelle valenze drammatiche. Ed ecco Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Aida, Manon di Puccini, Adriana Lecouvreur, preannuncio della terza fase, quella delle opere russe. La trilogia di Ciaikovskij: Evgenij Onegin (1984), La dama di picche (1990), La pulzella d’Orléans (2002). Con essa due opere di Umberto Giordano: Fedora (Teatro alla Scala 1994), Madame Sans-Gêne (Teatro Bellini di Catania 1997).

Grande anche la discografia cui si aggiungono opere mai eseguite in teatro: Mireille di Gounod, Don Pasquale, Guglielmo Tell, Alcina di Händel, I Pagliacci, La forza del destino, Tosca e Il Trittico di Puccini, con Madama Butterfly interpretata in un film-opera.

È la vita d’artista di una cantante illustre che si nega al divismo e alle manifestazioni enfatiche dei suoi cultori, pur avendo condiviso onori e oneri con le più alte personalità della musica operistica e da concerto sulle massime scene del mondo: Karajan e Giulini, Visconti e Jean Louis Barrault, Kleiber e Abbado, Strehler e Ronconi, Prêtre e Gavazzeni, Jean Vilar e Zeffirelli; Levine, Solti, Sinopoli, Bartoletti, Muti, Ozawa. Impossibile elencarli tutti, come i teatri, del resto, che ricordiamo nelle loro principali espressioni, dalla Scala al Metropolitan; le massime scene della Mitteleuropa e dell’area austro-tedesca; Londra e Parigi, Madrid e Buenos Aires, Mosca e Tokyo.

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