Coronavirus, l’importanza delle USCA al fianco dei malati

Le USCA in Emilia Romagna sono uno tra i tanti fattori che hanno fatto la differenza nella gestione della fase apicale dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Hanno garantito le cure ai malati al loro domicilio e, per questa via, hanno contribuito a contenere il contagio. Ma cosa sono esattamente e come funzionano le Usca? Ce lo spiega Lucia Cavazzuti, direttore delle cure primarie di Modena e Castelfranco: “Usca è l’acronimo di Unità Speciali di Continuità Assistenziale”, ci dice. “Sono state istituite dal decreto legge n.14 del 9 marzo e si sono ben presto rivelate una grossa opportunità, oltre che durante il picco della pandemia, anche nella fase 2 e lo saranno anche nella fase 3”.

Come sono composte e organizzate le squadre?
Ognuna è composta da 3 persone. A Modena città c’erano 4 squadre attive al giorno, adesso, nella fase di calo dei contagi, la necessità si è dimezzata e sono 2. Dei tre uno è un medico addetto a raccogliere le telefonate dei medici di Medicina Generale, che gli riferiscono dati anagrafici e di salute del paziente e le terapie in atto, e fa una prima disamina del caso: quello che noi chiamiamo triage. Decide, insieme al medico di famiglia, se il paziente rientra nei casi previsti di intervento della USCA.

Il vostro intervento come Usca parte dal medico di famiglia quindi?
Sì e sottolineo che il medico di famiglia durante la pandemia è stato fondamentale perché ha mantenuto i contatti con gli assistiti tramite la sorveglianza telefonica, oltre che con video chiamate e tele consulto. Se il medico di medicina generale o di guardia medica ravvisa la necessità di una visita a domicilio, avvisa l’Usca. Se anche il medico Usca conviene sulla necessità, entrano in gioco le altre due persone della squadra, altri due medici oppure un medico e un infermiere. Uno entra nella casa, adottando misure di sicurezza e dispositivi per difendersi dal contagio e l’altro lo accompagna e aiuta nella vestizione e svestizione come anche nella disinfezione di termometro, fonendoscopio, saturimetro o dell’apparecchio per la pressione. Le Usca sono, in sostanza, un prolungamento delle mani del medico di famiglia che riceve, poi, il referto della visita a domicilio.

Le Usca a casa cosa fanno in concreto?
Una visita per rilevare i parametri vitali. Auscultano il torace, verificano la saturazione dell’ossigeno nel sangue, la pressione arteriosa, il battito cardiaco e la temperatura. All’occorrenza se serviva anche un’ECG, l’Usca poteva attivare il cardiologo o il tecnico per una visita specialistica a domicilio. Il medico USCA poteva decidere delle terapie e in alcuni casi di consegnarle direttamente al paziente. Nei casi più gravi, il medico USCA attiva il 118 e fa ricoverare il paziente.

A inizio maggio erano oltre 20mila le prestazioni erogate dalle Usca in tutta la regione, oggi come va?
Guardi abbiamo avuto il numero massimo di chiamate al giorno a fine di marzo, in coincidenza con il picco dei contagi. In provincia di Modena il picco è stato intorno al 29 di marzo. Dopo quel giorno, anche grazie al lockdown, il contagio è andato calando. Prima avevamo 150 telefonate al giorno in tutta la provincia, a Modena città circa 30, poi sono diminuite e a oggi sono circa 5/6. Per fortuna siamo usciti dall’emergenza e anche le squadre Usca stanno entrando pienamente nella fase due.

 

USCA è il medico che viene da te

Considerato che siamo vicini di casa di quell’enorme ‘focolaio’ che è la Lombardia, forse non si tratta solo di fortuna. “Da noi sicuramente il lockdown ha funzionato molto bene – commenta Cavazzutie ci auguriamo che anche in questa fase di riapertura non ritornino a salire i contagi. In un momento di quiete come questo, sono molto utili per il monitoraggio a domicilio di altre patologie. Le squadre adesso sono tenute in un sorta di reperibilità, vengono attivate al bisogno. Inizieranno a fare anche i tamponi a domicilio, perché è fondamentale che i primi segnali di un’eventuale ripresa del contagio vengano intercettati sul nascere. Siamo in una fase di sorveglianza”.

Ma chi sono i medici che lavorano nelle Usca?
Sono tutti giovani medici, entusiasti e appassionati oltre che molto preparati. Si sono create squadre dinamiche e molto attive che, secondo me, hanno lavorato molto bene. Pensi ai pazienti a casa, in quarantena, isolati da tutto e in alcuni casi anche dai familiari… per loro un medico che viene a casa o ti telefona per sentire come stai e scambiare due parole, credo sia stato un elemento di grande conforto, molto gradito. I pazienti, in quarantena, oltre alla telefonata del medico di famiglia, hanno ricevuto anche le telefonate del medico dell’igiene pubblica che ha sempre mantenuto i contatti. Il medico Usca, se lo riteneva utile per il paziente, poteva anche attivare un servizio di consulenza psicologica.

di Patrizia Palladino

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