L’età dell’oro del Biologico. Intervista a Luca Borsari, presidente di Coldiretti

I consumi sono in crescita decisa, aumentano le superfici coltivate e il numero di lavoratori impiegati. Nel 2020 la spesa bio delle famiglie italiane è arrivata a muovere 4,6 miliardi di euro all’anno. Nell’ultimo anno, è aumentato dell’11% anche l’export, per una cifra di 2,9 miliardi di euro. Si tratta di un giro d’affari che, di fatto, colloca l’Italia al secondo posto nel mondo per esportazioni bio, dietro agli Stati Uniti. Ne parliamo con Luca Borsari, il Presidente di Coldiretti Modena.

Il biologico sembra vivere la sua età dell’oro, è così?
Il primo Regolamento europeo relativo al metodo di produzione biologico è di 30 anni fa. Da allora i consumi nazionali sono cresciuti senza interruzioni, oggi il biologico compare nel carrello di circa 7 famiglie italiane su 10 (68%). La sensibilità dei consumatori per la sostenibilità ambientale è in costante crescita e destinata ad aumentare. A questa domanda corrisponde la leadership dell’Italia, primo Paese europeo per numero di aziende biologiche con 80mila operatori e 2 milioni di ettari coltivati. Non a caso è in Italia che è stato siglato il più grande accordo sul grano biologico mai realizzato al mondo per quantitativi e superfici, tra Coldiretti, Consorzi agrari d’Italia, Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani) e Gruppo Casillo che prevede la fornitura di 300 milioni di chili di grano duro biologico per la pasta e 300 milioni di grano tenero per la panificazione per 3 anni, con possibilità di proroga per altri 2, per un totale di 5 anni”.

Lo scorso anno, in piena pandemia, i consumi sono saliti del 7%. L’aumento della domanda di biologico è una domanda di salute e rispetto per la natura?
Con la pandemia il rapporto con il cibo è cambiato e l’alimentazione è diventata una delle vie per mantenere la salute. In questa tendenza rientra sicuramente la crescita della domanda di biologico. Lo abbiamo visto tutti: trascorrere intere settimane in casa ha modificato l’atteggiamento dei consumatori verso il cibo, a favore del paniere “cuochi fai da te” (uova, farina, lievito, burro, zucchero, olio) con un graduale ridimensionamento dell’interesse iniziale per surgelati, scatolame e prodotti da “scorta dispensa” (latte Uht, pasta, passate di pomodoro). Anche sui luoghi di acquisto si è assistito alla riscossa delle piccole botteghe di prossimità e della vendita diretta delle aziende agricole”.

I consumatori di biologico sono mediamente attenti e informati, chiedono molte garanzie sulla qualità. Come avvengono i controlli?
I controlli sui prodotti sono effettuati da enti certificatori di terza parte, accreditati dal Ministero, che assicurano accuratezza e piena indipendenza”.

Negli ultimi anni, un’altra delle novità che hanno investito il settore agricolo in generale è la vendita a km zero. I mercati contadini e i G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale), così come l’iniziativa di Coldiretti ‘Campagna Amica’, sono solo alcuni esempi. E’ in crescita anche il km zero?
Le ultime rilevazioni parlano di 30 milioni di italiani che fanno la spesa dagli agricoltori almeno una volta al mese approfittando anche dei circa 1200 mercati di Campagna Amica, con prodotti che vanno dalla frutta alla verdura di stagione, dal pesce alla carne, dall’olio al vino, dal pane alla pizza, dai formaggi ai fiori. Nella nostra città sono ben tre gli appuntamenti settimanali. Acquistare prodotti a km zero è un sostegno all’economia e all’occupazione locale ma anche un segnale di attenzione al territorio e alla tutela di paesaggio e ambiente. Si riduce anche lo spreco alimentare perché i cibi in vendita sono più freschi e durano di più, oltre a non percorrere lunghe distanze con le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio”.

Il 23 settembre è stato dichiarato ‘Giornata europea dell’agricoltura biologica’, la decisione risale alla scorsa settimana. Una buona notizia che potrebbe dare una spinta alla legislazione anche in Italia. Di cosa ha bisogno il settore per far sì che la sua corsa non si arresti?
Nel paese leader in Europa per numero di imprese, il nostro, occorre approvare subito la legge nazionale che prevede anche l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale. Il provvedimento (già approvato al Senato) sostiene anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione su provenienza, qualità e tracciabilità dei prodotti, con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione. Si tratto di un passo importante per poter distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy, dinnanzi all’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, che spesso non rispettano gli standard di sicurezza europei”.

di Patrizia Palladino

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