Modena, i consumi e la ripresa: ne abbiamo parlato con Alberto Crepaldi di Confcommercio

L’autunno è la stagione del rilancio, dopo i tempi più rilassati dell’estate. Naturalmente l’emergenza sanitaria c’è ancora, malgrado l’Italia sembri registrare una situazione migliore rispetto ad altri paesi europei e ad altre parti del mondo.

Si tratta di capire in che condizione si trova Modena: c’è effettivamente una ripresa? I consumi sono ripartiti? Rispetto al 2019 e al pre-pandemia, quanto siamo ancora indietro? Lo chiediamo ad Alberto Crepaldi (foto), segretario generale di Confcommercio Imprese per l’Italia Ascom Modena. “Nel complesso – spiega Crepaldi – il clima di fiducia sta tornando, ed è la componente più preziosa. Un imprenditore senza fiducia è destinato a fallire. Per rispondere nel dettaglio, cercherei di focalizzarmi sulla macroarea che rappresentiamo, ovvero il terziario che comprende il commercio, i pubblici esercizi (ristoranti e bar, ma intesi in senso molto ampio) e gli alberghi, vale a dire il turismo. Ognuno di questi settori pretende considerazioni specifiche.

Cominciamo dal commercio?
I segnali che abbiamo è che in effetti il commercio stia agganciando la ripresa che è in atto. Lo dicono i dati nazionali elaborati dall’Istat e anche quelli messi a disposizione dal nostro centro studi. Certamente va meglio dell’anno scorso. È tuttavia necessario ricordare che proprio il commercio è ora solo l’ultimo settore che sente e vive la ripresa, mentre è stato il primo ad essere investito dai venti di crisi. C’è inoltre un settore in grande sofferenza ed è la moda, vale a dire i negozi di abbigliamento. È un anno e mezzo che si vedono sfilare sotto il naso tutte le stagioni migliori. Non hanno venduto l’anno scorso quando è scoppiata l’emergenza sanitaria, poi hanno perso i saldi estivi 2020, subìto gli effetti del secondo lockdown. Anche i saldi estivi 2021 non sono andati particolarmente bene, perché si era ancora nel pieno dell’incertezza legata alla pandemia. In fondo è solo da qualche settimana che cominciamo a vedere la luce, ma il settore dell’abbigliamento non è uscito dal tunnel”.

Passiamo a parlare della ristorazione: qui le cose vanno meglio?
La ristorazione sta andando particolarmente bene. È stato il primo settore a intercettare la voglia di un ritorno alla socializzazione, in sostanza di un ritorno alla normalità. C’era grande voglia da parte dei modenesi di uscire, evadere, tornare a una vita fatta anche di appuntamenti per aperitivi, colazioni, pasti al ristorante con amici o con la famiglia”.

L’ampliamento degli spazi all’aperto, la defiscalizzazione della tassa di occupazione suolo, quanto hanno aiutato?
È stata una manna dal cielo: ha aiutato, ha incentivato la frequentazione. Peraltro non c’è stato alcun regalo da parte delle amministrazioni locali, si è trattato di una misura voluta dal livello nazionale”.

Il turismo, come se la passa?
Non va particolarmente bene. Era prevedibile, del resto, per una realtà come Modena. Nella nostra provincia il turismo è fatto per circa l’85% di persone che viaggiano per questioni d’affari. Poi c’è una quota minoritaria di turismo per piacere (leisure tourism), intorno al 15%. Ora le aziende continuano a non far viaggiare le persone, gli agenti se possono fanno le riunioni online, le fiere sono poche. Sussistono le peggiori condizioni possibili perché la gente possa muoversi per questioni legate al lavoro. Di sicuro non torneremo più ai livelli pre-Covid perché sono cambiati i paradigmi organizzativi delle aziende. Le riunioni a distanza continueranno ad esserci, i movimenti continueranno a essere più limitati”.

E il turismo internazionale?
È quello che porta più ricchezza. I turisti per piacere sono quelli più disposti a pagare le tariffe più alte negli alberghi e consumano nei ristoranti, nei musei. In questa fascia a Modena registriamo qualche presenza, che però rimane marginale. È vero, in centro si vedono in giro tedeschi, francesi, ma sono percentuali risicate. Spesso passano a Modena per trascorrere una giornata. Magari non si fermano a dormire. Se si fermano la notte, spesso preferiscono airbnb, affittacamere. Non generano grandi flussi di ricavi”.

Tra i commercianti c’è ancora chi non digerisce il green pass?
Non c’è più alcun tipo di polemica legata a questa misura. Ormai le percentuali nazionali di vaccinazione sono elevate. Con l’arrivo del freddo la gente tenderà ad andare dentro i locali. Penso che per fine ottobre i vaccinati in Italia potrebbero raggiungere una quota dell’85%”.

Siete preoccupati per una nuova crescita del tasso d’inflazione?
No, un’inflazione ragionevole, contenuta, non su livelli sudamericani, segnala piuttosto una nuova propensione al consumo, agli acquisti. Direi che va ritenuto un segnale positivo”.

Nell’ultimo anno ci sono state chiusure. Chi ha chiuso, ora riesce a riaprire?
No, di solito chi ha chiuso, chiude definitivamente. Però è vero che quel pezzo di mercato tornerà: magari non al 100%, ma è destinato a essere occupato da nuova imprenditoria. I dati sulle aperture di nuove imprese ricominciano a essere positivi e incoraggianti”.

 

di Francesco Rossetti

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