Mauro Rossi, Presidente di Confesercenti: “Più ristori per ripartire”

Che umore c’è tra gli esercenti con l’Emilia ancora in zona arancione e che futuro si immaginano? Lo abbiamo chiesto al Presidente di Confesercenti Modena, Mauro Rossi: “Tutto il commercio è in crisi e ci sono forti perplessità. Il calo del fatturato, per alcuni, è arrivato al 70%. I problemi maggiori li ha chi fa somministrazione, come ristoranti e bar. Con l’Emilia in zona arancione i locali sono semi aperti, ma non recuperano neanche le spese di gestione. I ristoranti, che non fanno asporto o delivery, sono praticamente chiusi, i bar provano a tenere aperto ma in giro non c’è quasi nessuno. I ristori sono insufficienti e vengono risucchiati dalle spese di gestione”.

A proposito di ristori, fino al 17 febbraio bar e ristoranti possono fare domanda per accedere ad altri 21 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. Una buona notizia?
Sì ma sono ancora pochi. Se va tutto bene, si ricevono al massimo 3mila euro. Abbiamo stimato che se tutti fanno domanda, il contributo medio è 7-800 euro per attività”.

Su delivery e asporto, come si sono organizzati i vostri associati?
Il delivery, novità assoluta nel primo lockdown, ora procede in modo più strutturato. La situazione, però, resta difficile. Molti si sono organizzati, ma dal punto di vista economico non ne varrebbe la pena. Questi servizi servono per dare continuità ma non sono convenienti. A tenere aperto sono soprattutto attività a gestione familiare, ma realtà più strutturate restano chiuse perché contano sulla cassa integrazione”.

Tenere aperto è importante per garantire un servizio alla comunità. Locali e negozi sono attività imprenditoriali ma anche esercizi pubblici…
Certo e molti lo fanno anche per tenere un lumino acceso. Se chiudessero le attività di prossimità, sarebbe un grosso problema. Queste sono persone lodevoli perché tengono aperte città che, altrimenti, sarebbero completamente spettrali. Bene i ristori ai più deboli, ma se non si immagina una ripartenza, si muore solo più lentamente”.

In questa situazione, quale potrebbe essere una iniziativa efficace?
Come associazione, abbiamo partecipato a un tavolo con il Ministro Patuanelli e lavoriamo per avere altri ristori per la ripartenza. A primavera si era fermata l’Italia intera, produzione inclusa, ora solo alcune categorie sono ferme e sono queste che vanno aiutate. Capisco chi si aggrega, tra imprenditori ed esercenti, per protestare ma non dobbiamo solo andare contro il sistema, bisogna esserci anche quando è ora di ragionare su come ripartire”.

Si riferisce a quelli che hanno protestato tenendo aperto?
Certo e dico che bisogna essere coerenti. La vaccinazione è iniziata, ci vuole ancora del tempo, ma non tantissimo. Dobbiamo stringere i denti e non è il momento di dividersi. I ristori, però, lo ribadisco, finora sono serviti solo a sopravvivere”.

Ma c’è anche tutto il versante della defiscalizzazione…
Ci sono diverse cose in piedi… I contributi per l’affitto, un nuovo intervento da 12 miliardi, di cui 7 per i ristori e 5 per abbattere le imposte, l’ammortamento a 15 anni dei prestiti fino a 800mila euro, gli incentivi ai locatori che riducono il canone e gli ammortizzatori sociali. Non saranno forse il bazooka che uno sperava, ma non siamo la Germania…”.

Il Governo è sensibile al problema, questo sta dicendo?
Sì lo è, ma in questo momento non ci sono abbastanza risorse in Italia e il problema è grande. Dico anche, però, che certi investimenti si potevano evitare, come quelli per i banchi a rotelle o per i trasporti. Quei soldi, forse, si potevano usare diversamente…”.

Se l’Emilia torna gialla, nei bar e nei ristoranti ricompariranno i clienti. Vuole rivolgersi a loro e lanciare un messaggio? Tanto dipende dai comportamenti individuali che non sempre sono corretti e al gestore tocca un compito difficile.
Questo, non lo dimentichiamo, è stato un problema in estate e i gestori han dovuto gestire situazioni difficili. Se vogliamo restare aperti, non possiamo fare tutto noi, serve la responsabilità di tutti. Quando un barista fa notare, con tranquillità, quale è il comportamento corretto, bisogna ascoltarlo perché ne va del lavoro e del futuro di tutti. Io non sono preoccupato dei pochi che non rispettano le regole e vorrei che la maggioranza delle persone tornasse nei locali sentendosi sicura perché lavoriamo seguendo i protocolli. Non si è mai registrato un focolaio dentro a un bar, perché la maggioranza degli esercenti adotta le misure sanitarie richieste”.

Cinema e teatri dicono ‘non siamo noi la fonte del contagio’, le scuole dicono ‘i focolai non nascono nelle aule’, palestre e piscine idem. Con il tracciamento in parte saltato, però, in realtà, a tratti, è stato quasi impossibile individuare la fonte…
Dobbiamo convivere tutti al meglio in questa situazione ed è molto importante la collaborazione. Se vai a prendere un caffé, adesso sai come devi farlo e se prima eravamo tutti ammassati, adesso stiamo più distanziati. E’ un momento di grossa difficoltà e, se non facciamo tutti del nostro meglio, non so quanti riusciranno a sopravvivere”.

 

 

di Patrizia Palladino

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