Grandi Dischi da Riscoprire: ‘ACE’, l’esordio solista di Bob Weir

Bob Weir – “ACE” (Deluxe Edition)

Robert ‘Bob’ Weir è uno dei membri fondatori dei mitici Grateful Dead. Pur non avendo la personalità e il genio di Jerry Garcia, il musicista di San Francisco è sempre stato un ottimo chitarrista e un buon cantante, oltre che autore di talento, e negli ultimi anni è tornato alla ribalta con un nuovo disco solista, il primo dal 1978, il più che positivo “Blue Mountain”, e con un paio di live molto interessanti, registrati con la sua attuale band, i Wolf Bros. Ora, per celebrare il 50° anniversario della sua pubblicazione, viene ristampato in edizione deluxe il suo primo lavoro solista, “Ace”, uscito nel 1972 e da tempo di difficile reperibilità.

Registrato in un momento di pausa della band dopo i due splendidi album country-rock del 1970 (“American Beauty” e “Workingman’s Dead”), “Ace” è stato considerato, non a torto, come una sorta di disco dei Dead mascherato. In effetti nelle otto canzoni della track-list suonano i Grateful Dead quasi al completo e la maggior parte di esse entrarono subito in pianta stabile nel repertorio live di Garcia e compagni. E per la verità canzoni come “Cassidy”, pare ispirata dalla figura di Neal Cassady, icona della Beat Generation, o la splendida ballata “Looks Like Rain”, non avrebbero sfigurato in uno dei due precedenti album dei Dead.

Aiutato dai parolieri Robert Hunter e soprattutto John Barlow, Weir propone una serie di canzoni varie che, oltre alle due già citate, spaziano dal ritmo cadenzato della iniziale “Greatest Story Ever Told” al rock’n’roll di “One More Saturday Night”, passando per la jam session di “Playing in the Band” e i suoni Tex-Mex di “Mexicali Blues”. E questa edizione deluxe contiene un secondo CD con la riproposizione live degli otto brani da parte dell’attuale gruppo di Weir, i già citati Wolf Bros, aiutati dal talento emergente del cantautorato folk-country Tyler Childers e dalla splendida voce di Brittney Spencer. Versioni diverse dalle originali, con l’uso abbondante dei fiati, che le rende particolarmente interessanti. Da riscoprire assolutamente.

di Giovanni Botti

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