I 70 anni di Vasco Rossi: uno sguardo alla discografia del rocker di Zocca

In occasione del suo 70esimo compleanno, ripercorriamo la discografia del rocker nato a Zocca nel ’52, riproponendo una retrospettiva realizzata ai tempi del Modena Park, aggiornata.

Quando a fine maggio del 1978 arriva nei negozi “Ma cosa vuoi che sia una canzone”, il primo album di Vasco Rossi, in pochi possono immaginare, ascoltando quelle canzoni acerbe e cantautorali caratterizzate da un suono ancora poco professionale, che quel musicista diventerà il più apprezzato rocker italiano. L’album vende pochissimo e nessuno degli otto brani diventerà un classico. Diversa la situazione per il lavoro successivo “Non siamo mica gli americani”, uscito un anno più tardi. Pur non ottenendo un grande successo (“Albachiara” verrà riscoperta qualche anno dopo) è in questo album che comincia a comparire il Vasco rocker, con una serie di brani che spaziano dal blues al punk-rock, dal dixieland alla ballata romantica. Gli spunti emersi nel secondo disco vengono sviluppati nei due successivi. Se “Colpa d’Alfredo” del 1980 è ancora abbastanza acerbo, nonostante il linguaggio diretto della title track e la ritmata semplicità di “Non l’hai mica capito”, “Siamo Solo Noi” del 1981 è, probabilmente, il primo grande album del Blasco, quello che lo fa arrivare nelle radio con l’ironico reggae “Voglio andare al mare”, ma che contiene anche, nella canzone che da il titolo al disco, un vero e proprio inno generazionale.

Siamo solo Noi

La definitiva consacrazione, però, arriva con i due lavori successivi, “Vado al Massimo” del 1982 e “Bollicine” del 1983, e con la provocatoria partecipazione al Festival di Sanremo, prima con la stessa “Vado al Massimo”, uno sgangherato reggae che contiene un’ironica risposta al giornalista Nantas Salvalaggio che lo aveva fortemente criticato un paio di anni prima (“quel tale che scrive sul giornale”), poi con la ballata “Vita Spericolata”, penultima nella classifica del Festival, ma subito nei primi posti in quelle di vendita. Raggiunto il successo, consolidato con il live “Va bene va bene così” del 1984, Vasco Rossi, il 20 aprile dello stesso anno, subisce un arresto per possesso di cocaina e resta in carcere per una ventina di giorni. Il disco successivo, “Cosa succede in città” del 1985, viene da alcuni considerato quello della rinascita, da altri criticato e ritenuto inferiore ai precedenti, nonostante la presenza di futuri classici come “Toffee” e la title track.

Sicuramente più prevedibile e caratterizzato da sonorità rutinarie il successivo “C’è chi dice no” (1987), mentre l’ultimo lavoro degli anni ‘80, “Liberi Liberi” (1989) è stato considerato da una parte della critica come il migliore in assoluto del Vasco maturo. Gli album del decennio successivo, pur continuando ad avere un grande successo e pur contenendo sempre qualche zampata degna dei tempi d’oro (“Vivere” in “Gli Spari Sopra” del 1993, “Sally” nel successivo “Nessun pericolo per te”) danno sempre più l’impressione di stanchezza e mancanza di ispirazione.

liberi liberi

Il nuovo millennio si apre con “Stupido Hotel” (2001), considerato da qualche critico come uno dei suoi peggiori, e prosegue con “Buoni o cattivi” (2004), un altra mezza caduta, più artistica però che commerciale. Del 2008 è “Il mondo che vorrei”, con diversi singoli che raggiungono le radio, mentre nel 2011, anno difficile per Vasco a causa di diversi problemi di salute, esce “Vivere o niente”, anticipato dal singolo “Eh… già”. “Sono Innocente” del 2014, pur non straordinario, è ancora una volta il disco più venduto del suo anno di uscita. Nel 2021, dopo una pausa di 7 anni (condita però da tre album Live), lo scorso anno è uscito “Siamo qui”, ultima fatica di Vasco, il preludio del tour che dovrebbe esserci la prossima estate, pandemia permettendo.

di Giovanni Botti

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