“Il Commissario Cataldo e il caso Tiresia”, il nuovo giallo di Luigi Guicciardi

Il Commissario Cataldo, il personaggio creato dalla fantasia del giallista modenese Luigi Guicciardi, torna ad indagare, dopo aver lasciato per un breve periodo spazio ad un nuovo personaggio, il commissario Torrisi, protagonista del precedente romanzo “Il ritorno del mostro di Modena”. E’ un Cataldo sempre più solo e depresso, quello che compare all’inizio di “Il Commissario Cataldo e il caso Tiresia”, edito da Damster. Un uomo di 60 anni particolarmente ripiegato su sé stesso. “E’ un inizio molto diverso dai precedenti romanzi – ci racconta Guicciardi – Cataldo è un uomo sempre più solo e in preda ad una sorta di depressione, la separazione dalla moglie, la lontananza dei figli e la fine del rapporto amoroso con Annachiara, la donna con cui aveva sperato di ricominciare ad amare, l’hanno indotto ad un desiderio di solitudine. Alla fine di agosto, dopo un mese di vacanza da solo in un piccolo paese vicino a Napoli, attraverso il telegiornale, viene a conoscenza di un delitto molto efferato accaduto, durante la sua assenza, proprio a Modena, la sua città”.

Di che delitto si tratta?
Una donna, proprietaria di un vivaio in via Stradella, è stata uccisa e l’assassino le ha cavato gli occhi. Cataldo viene colpito soprattutto dal cognome della vittima, Bertoni, che gli ricorda una ragazza che vent’anni prima, per un breve periodo, ha frequentato e porta ancora nella sua memoria. Fa quindi una telefonata al suo fidato ispettore De Pasquale e, quando questi gli conferma che si tratta proprio della sorella di quella ragazza, decide di tornare e iniziare ad indagare. L’indagine si rivela subito piuttosto difficile, anche perché, qualche giorno dopo, viene uccisa con le stesse modalità un’altra donna completamente diversa, un’avvocatessa che ha lo studio in piazza Mazzini, in pieno centro storico. La domanda che il commissario si dovrà quindi porre è: “si tratta di uno psicopatico come pensa il questore o c’è un disegno più lucido nella mente dell’assassino?”.

Un giallo quindi più forte nei contenuti di quelli precedenti. Ci sarà un Cataldo più dinamico o sempre riflessivo e intuitivo?
Cataldo ormai ha 60 anni e per questo è molto riflessivo e deduttivo, ma decisamente meno mobile degli altri due personaggi apparsi nei miei romanzi più recenti, il commissario Laudani e il commissario Torrisi, entrambi 30enni. Quindi, per ovviare a questo inconveniente e consentire all’indagine di prendere un abbrivio più veloce, ho introdotto una nuova figura. Si tratta di un agente di polizia tormentato, che ha un segreto alle spalle, che gira per Modena di notte ed è stato in cura da uno psicologo, ma che ha anche una forza eccezionale. A lui vengono affidati i momenti più drammatici e di azione, ad esempio sfondare un uscio con una spallata o prendere a pugni un pregiudicato. E’ un collaboratore di Cataldo che contribuisce a imprimere drammaticità alla storia e a renderla più consistente.

In ogni tuo romanzo c’è una Modena diversa. Qui che Modena c’è?
Una Modena urbana, quella di piazza Mazzini, via Stradella, via Carteria, viale Amendola, ma anche una extra urbana. Ci sono strada Montanara, il carcere di Sant’Anna, che Cataldo va a visitare, ci sono Monte Orsello e anche la provinciale 26, la strada che porta in montagna, con i suoi strapiombi, molto legata alla conclusione della storia. E poi, in questo romanzo, c’è un doppio colpo di scena. Quando tutto sembra risolto e il colpevole assicurato alla giustizia c’è una nuova appendice che porta il lettore ad un doppio spiazzamento. Questa è una grande lezione soprattutto di certi giallisti scandinavi che io ammiro molto e che, in alcuni casi, possono insegnare anche a noi a condurre la storia.  

Cataldo, Laudani e Torrisi un giorno potrebbero collaborare?
Si, teoricamente la cosa sarebbe possibile visto che sono tutti graduati diversi, due trentenni e un sessantenne, che fanno parte della stessa questura, quella di Modena di Via Divisione Acqui. Ovviamente con i giovani in collaborazione subalterna e dinamica e Cataldo a sfruttare la sua maggiore esperienza e capacità deduttiva. E’ un’idea interessante anche se non ci ho ancora pensato. Tra l’altro il rischio di creare serie diverse con personaggi diversi è di farli, fatalmente, un po’ assomigliare, invece se uno li presentasse contemporaneamente in scena sarebbe, inevitabilmente, costretto a renderli diversi.

Ci dai un’anticipazione sulla prossima indagine?
Ho in mente una bella storia che riguarderà un mondo che, mi sembra, nessun giallista o quasi abbia mai toccato. Quello dei down e degli istituti per ragazzi diversamente abili. Un ambiente difficile, da penetrare con grande delicatezza. Devo però ancora decidere a chi affidare l’indagine, se continuare con Cataldo o riproporre Torrisi o Laudani.

di Giovanni Botti

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